Se l’oggetto principale del volume è la trattazione della disciplina medico-sanitaria nell’ambito di quella civiltà longobarda che segnò a lungo la storia della penisola italiana – dall’età del suo più alto fulgore (VIII sec.), fino al crepuscolo mediterraneo dei duchi campani ed oltre -, occorre sottolineare che l’indagine sull’argomento compiuta da Franco Fornasaro muove da una premessa fondamentale per il quadro che egli ha inteso sottolineare.
Qualificata come “obbligata” nel primo dei nove capitoli che compongono l’opera, tale premessa vuole smentire il “ruolo liberticida e puramente di rottura” che, secondo una tradizione mai sopita, avrebbero avuto i Longobardi rispetto alla cultura latina; esistone invece legami ed elementi di scambio fra la società longobarda e quella tardo-romana, segni che indicano un piano di continuità storica, benchè entro un processo di transizione inevitabilmente conflittuale nel quale si misurano le due culture. Ed è proprio dallo sfondo di un confronto sofferto che emergono due figure, portatrici di due visioni apparentemente inconcilibili, che recano in sè una valenza fortemente simbolica della loro Età: Paolo Diacono, storico, ancestrale cantore dell’epica longobarda; e Paolino d’Aquileia, imbevuto di cultura latina, futuro patriarca di quella città. Entrambi, intelletti d’eccellenza, furono guidati dal faro di Cividale; entrambi, due facce della stessa medaglia, operarono per un progetto di convivenza tra popoli e culture diverse, probabilmente il primo progetto di creazione di un ordine europeo unitario.
Questa è la cornice che, in una ricca articolazione di motivi, ispira il percorso di Fornasaro, laddove egli entra nella storia descrivendo l’impatto di una Medicina ancestrale (quella che affonda le proprie radici nel periodo baltico-pannonico) sulle dotte Medicine romane e bizantine, cogliendo il rapporto fra la Medicina longobarda e le cure monastiche coeve (sostanziate nella massima benedettina infirmis ante omnia et super omnia cura adhibenda est), definendo il ruolo delle strutture ospedaliere del tempo, evidenziando come la pratica della medicina, non più disgiunta dal ruolo professionale e sociale di chi la esercita, fa sì che la figura del medico venga sancita giuridicamente nel Diritto longobardo.
La Medicina dei Longobardi è completato da due appendici: la prima offre un dettagliato elenco delle species botaniche medicinali trattate nel testo e alcuni loro impieghi fino all’XI secolo; la seconda presenta un glossario di termini medici e fitoiatrici.
Info:
LEG Edizioni, Gorizia, 2008
Prefazione di Giorgio Cosmacini.
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