Si fermerà a Roma, dopo oltre 40 anni di esilio, per una cerimonia di benvenuto e poi proseguirà per la sua destinazione finale: Nepi; la stessa, da dove era partita trafugata dalla sua collocazione davanti al palazzo comunale di Nepi.
La testa, scolpita oltre 2.000 anni fa, tra le pochissime raffiguranti un Ottaviano Augusto prima che diventasse il primo imperatore di Roma, giovane e diverso dalle iconografie ufficiali. Dopo la sua scomparsa, avvolta nel mistero, nessuno ne ha mai denunciato l’assenza. È stata l’archeologa Germana Vatta ad accorgersi della scomparsa e, dopo una serie di ricerche, è riuscita a trovare la testa al Museo Reale d’arte e storia di Bruxelles, che l’aveva acquistata nel 1975 da un antiquario di Zurigo per 35mila franchi svizzeri. Alla Farnesina: alla presenza del viceministro degli Affari esteri Mario Giro si è svolta la cerimonia di restituzione, resa possibile grazie alla collaborazione tra autorità italiane e belghe.
“Celebriamo l’amicizia tra Paesi fratelli in Europa” ha sottolineato Giro confermando l’impegno dell’Italia per il ritrovamento dei beni artistici trafugati. Una battaglia, quella contro i genocidi culturali, che secondo il viceministro agli Esteri “non è solo museale ma anche per difendere culture e civiltà: trafugare e distruggere beni patrimonio dell’umanità è purtroppo propedeutico alla distruzione di civiltà e popoli, come succede in Medioriente”.
“Alla distruzione di opere e beni culturali corrisponde un disegno di distruzione della memoria e della cultura, di una civiltà e di un popolo” continua Giro. E’ per questo che l’Italia è in prima fila per difendere questo patrimonio, a partire dalla creazione “del più grande database di beni artistici culturali scomparsi nel mondo. Circa cinque milioni di pezzi schedati – ricorda Giro -: è importante continuare questo lavoro perché siamo in questo senso la punta di eccellenza massima che si è offerta al mondo per il ritrovamento di ogni bene artistico e culturale trafugato”.
Fonte: www.quotidianoarte.it, 15 giu 2016