Il ministro dei Beni culturali e del Turismo Dario Franceschini, ha annunciato di aver firmato un ”decreto ministeriale per la concessione in uso a privati no profit di beni immobili del demanio culturale dello Stato non aperti alla fruizione pubblica o non adeguatamente valorizzati”.
A breve, ha aggiunto il ministro, saranno indicati i primi 10 siti.
”Con questo atto – ha sottolineato Franceschini, intervenendo alla presentazione della campagna del Fai ‘Ricordiamoci di salvare l’Italia’ – le associazioni no profit attive nei territori, potranno partecipare con una procedura chiara e trasparente alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale, uno strumento che consentirà di partire dal basso nell’adempimento dell’art. 9 della Costituzione. Pubblico e privato sociale perseguono infatti lo stesso obiettivo a favore del patrimonio culturale, a tutto vantaggio dell’intero sistema Paese”.
L’affidamento in concessione, secondo il decreto, è riservato ad associazioni e fondazioni senza scopi di lucro, dedicate alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale e che abbiano, specifica il Mibact, ”una significativa esperienza nel settore, ossia la gestione nell’ultimo quinquennio di almeno un immobile culturale pubblico o privato, con attestazione della sovrintendenza competente di adeguata manutenzione e apertura al pubblico”.
I primi 10 beni verranno affidati tramite una procedura di selezione con il coinvolgimento degli uffici periferici competenti per territorio. Tra i principali requisiti per ottenere l’affidamento verranno valutati il progetto di restauro e conservazione programmata, il programma di apertura alla fruizione pubblica e l’ammontare del canone proposto. L’attuazione del decreto non comporta nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
Insieme alla concessione è prevista la stipula con l’aggiudicatario di un contratto di servizio che disciplina lo svolgimento delle attività di gestione del bene. La concessione, non rinnovabile automaticamente, avrà una durata ordinaria tra i 6 e i 10 anni, estendibile fino a 19 nel caso di interventi di restauro particolarmente complessi e onerosi. Nel testo del decreto viene specificato che possono essere conferiti in concessione d’uso a soggetti privati no profit “i beni culturali immobili del demanio culturale dello Stato per l’utilizzo dei quali attualmente non è corrisposto alcun canone e che richiedono interventi di restauro”.
Il canone da porre a base d’asta sarà determinato dal Mibact, “di concerto con l’Agenzia del Demanio”.
Assegnata la gestione del bene, valutando l’offerta più congrua in termini di progetto e di ritorno economico, “dal canone di concessione vengono detratte le spese sostenute dal concessionario per il restauro, entro il limite massimo del canone stesso”.
Per ottenere la detrazione il concesionario dovrà rendicontare al ministero, alla fine di ogni anno, interventi effettuati e spese sostenute, che devono essere “in coerenza con il progetto di conservazione programmata e di restauro contenuto nella concessione”.
Il canone dovrà essere corrisposto in mensilità.
Fonte: adnkronos, 8 ott 2015