Il ramo evolutivo della famiglia dell’uomo ha un nuovo membro, è una specie vissuta nello stesso periodo e negli stessi luoghi di Lucy – la femmina di Australopithecus afarensis, scoperta nel 1974 dal paleontologo Donald Johanson nella regione etiopica dell’Afar, i cui resti dimostravano che camminava in posizione eretta. Per questo la nuova specie è stata battezzata Australopithecus deyiremeda: nella lingua degli abitanti della regione “deyiremeda” significa “parente stretto”. I resti di A. deyiremeda sono stati trovati nel sito di Woranso-Mille, ad appena 35 chilometri dal luogo in cui erano stati scoperti i fossili di Lucy, e la loro datazione riporta a un arco di tempo, tra 3,3 e 3,5 milioni di anni fa, sovrapponibile a quello di A. afarensis.
Si è a lungo pensato che i fossili di ominidi del Pliocene medio (3,6-2,6 milioni di anni fa circa) trovati negli anni settanta e ottanta in Etiopia e Tanzania appartenessero tutti alla specie A. afarensis. Poi, però, le scoperta nel 1996 di una mandibola parziale risalente a 3,6 milioni di anni fa, in Ciad, e, nel 2001 in Kenya di alcuni crani risalenti a 3,5- 3,3 milioni di anni fa, hanno riaperto il dibattito, portando alla definizione di due nuove specie: A. bahrelghazali e Kenyanthropus platyops.
I fossili di A. deyiremeda – una mascella superiore e due mandibole – mostrano alcuni tratti evoluti simili a quelli di K. platyops, ma la forma generale è più primitiva, soprattutto nella parte anteriore, ricorda quella di A. afarensis, escludendo con certezza che i resti trovati a Woranso-Mille appartenessero a un Kenyanthropus. A. deyiremeda appare anche differente da A. bahrelghazali, anche se la povertà delle testimonianze fossili di quest’ultimo non permettono di pronunciarsi con altrettanta sicurezza.
In ogni caso, dice Yohannes Haile-Selassie, curatore di antropologia al Cleveland Museum of Natural History e primo firmatario dell’articolo pubblicato su “Nature” in cui è descritta la scoperta, “la nuova specie è l’ennesima conferma che la specie di Lucy, Australopithecus afarensis, non era l’unica ad aggirarsi nella regione di Afar durante il Pliocene medio”.
Questo però solleva un nuovo interrogativo: come hanno fatto a convivere nella stessa zona due specie come A. afarensis e A. deyiremeda per un periodo così lungo e per di più caratterizzato da un ecosistema stabile? Probabilmente, osservano i ricercatori, grazie allo sfruttamento di nicchie ecologiche differenti e a preferenze alimentari e strategie di foraggiamento diverse.
La risposta potrà venire da esami ancora più accurati dei reperti. Le mascelle di A. deyiremeda, A. afarensis e K. platyops rimandano a differenze nella posizione dei muscoli masticatori e nelle dimensioni delle corone dei denti. Queste a loro volta offrono l’opportunità di studiare il comportamento alimentare e la dieta delle tre specie attraverso studi di biomeccanica, valutando l’usura dentale e misurando gli isotopi stabili presenti nei fossili.
Fonte: http://www.lescienze.it, 28 mag 2015