Prima dell’avvento dell’agricoltura, tra 10.000 e 5000 anni fa, l’ecosistema dell’Europa era un mosaico di foreste fitte e praterie e a modellare il territorio erano i grandi erbivori. E’ questo il risultato di uno studio che ha analizzato l’abbondanza relativa di due tipi di coleotteri: quelli che vivono nelle foreste e quelli che si nutrono di sterco degli erbivori. Secondo gli autori, la reintroduzione di bovini selvatici o persino di elefanti potrebbe essere una misura efficace per mantenere ecosistemi con un alto livello di biodiversità nelle regioni a clima temperato.
L’alta densità di mammiferi erbivori ebbe un grande impatto nel modellare l’ecosistema nel periodo interglaciale: lo rivela un nuovo studio pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” firmato da Christopher Sandom e colleghi dell’Università di Aaron, in Danimarca, grazie a un’approfondita analisi di coleotteri fossili ritrovati in Gran Bretagna. Il risultato, sottolineano i ricercatori, chiarisce l’importanza del ruolo dei grandi erbivori nel mantenimento di un alto livello di biodiversità nei climi temperati, tanto che la loro reintroduzione potrebbe rappresentare una delle politiche più efficaci per la conservazione degli ecosistemi in Europa.
Uno dei fenomeni ecologici più evidenti in tutto il mondo è la scomparsa della megafauna, categoria in cui rientrano le specie animali con un peso corporeo maggiore di 44 chilogrammi, verificatasi negli ultimi 50.000 anni. Questa incredibile perdita di biodiversità, collegata dagli studiosi all’espansione delle attività umane a partire dalla preistoria, non consente di stabilire quale impatto avessero i grandi erbivori nel modellare gli ecosistemi presenti in Europa prima dell’avvento dell’agricoltura.
In proposito, vi sono due ipotesi: la prima è che il paesaggio dell’Europa fosse dominato da foreste fitte, intervallate da zone aperte relativamente piccole; la seconda che queste zone aperte fossero in realtà molto più estese, al punto da creare un mosaico di coperture vegetali diverse tra loro, proprio grazie al contributo degli erbivori.
Sandom e colleghi hanno analizzato i dati disponibili riguardanti diverse specie coleotteri, alcuni dei quali associati alla presenza di foreste, e altri, come gli scarabei stercorari delle specie Copris lunaris, Onthophagus vacca, e Caccobius schreberi, che si nutrono di sterco, associati alla presenza di grandi erbivori. Misurando l’abbondanza relativa dei due tipi di coleotteri, i ricercatori sono risaliti all’abbondanza dei grandi erbivori vissuti nella stessa epoca e hanno ricostruito la struttura della vegetazione della Gran Bretagna prima e dopo le estinzioni della megafauna.
E’ stato così appurato che gli scarabei stercorari erano molto più abbondanti nel periodo interglaciale, tra 132.000 e 110.000 anni fa, che nella prima parte dell’Olocene, tra 10.000 e 5000 anni fa, cioè prima dell’avvento dell’agricoltura.
“Uno dei risultati più sorprendenti è che i coleotteri delle foreste erano molto meno abbondanti nel precedente periodo interglaciale che nella prima fase dell’Olocene: questo dimostra che gli ecosistemi temperati non erano costituiti solo da una densa foresta, come spesso si ritiene, quanto piuttosto da un mosaico di foreste e praterie”, ha spiegato Chris Sandom.
La presenza dell’uomo avrebbe prima causato l’estinzione della megafauna, e con ciò l’espansione delle foreste, e poi la distruzione delle stesse foreste per lasciare spazio all’agricoltura.
“I grandi animali erano presenti in gran numero ed erano parte integrante della natura nel periodo preistorico: le abbondanze relative dei coleotteri nei siti fossili ci svelano però che essi diminuirono drasticamente dopo la comparsa dell’uomo moderno”, ha aggiunto Jens-Christian Svenning, che ha partecipato alla ricerca.
Secondo gli autori, un modo efficace per mantenere ecosistemi con un alto livello di biodiversità potrebbe essere proprio quello di creare lo spazio per i grandi erbivori nel territorio europeo, e possibilmente di reintrodurre bovini selvatici come il bisonte, o addirittura gli elefanti.
Fonte: www.lescienze.it , 5 mar 2014