La storia del cinema potrebbe essere suddivisa in quattro periodi: l’epoca pionieristica del muto, dal sonoro fino alla seconda guerra mondiale, il dopoguerra fino agli anni Settanta, dalla crisi delle sale alle novità in nuce. Alcune delle opere fondamentali del nuovo mezzo di comunicazione sono state realizzate proprio nel periodo in cui l’immagine era predominante. Ciò obbligava gli autori ad ‘inventare’ il racconto in modo comprensibile, sulla base di intuizioni personali. Il pubblico, non ancora aduso alla nuova forma di spettacolo, doveva essere necessariamente indirizzato in modo che potesse comprendere le potenziali possibilità sia di divertimento sia comunicative. I maestri del bianco e nero hanno dovuto costruire un modo di proporsi che mediasse le varie componenti di una produzione cinematografica con platee ancora acerbe: Meliés, Griffith, Pastrone, von Stroheim, Dreyer, Ejzenstejn, Pudovkin,Gallone,Chaplin,Flaherty.Dapprima fu semplicemente fotografia in movimento, poi le inquadrature fisse si evolsero in ‘carrellate’, in prospettive audaci, in sfumature di grigio attinenti ai momenti drammatici, in contenuti più articolati e soprattutto in spezzoni di pellicola giuntati: il montaggio costituì un anello fondamentale tra chi voleva dire qualcosa con la spettacolare tecnica del Novecento e chi doveva accogliere il messaggio senza averne ancora assimilato la cultura. La recitazione si scollegò gradualmente dall’impostazione teatrale diminuendo di conseguenza il vezzo delle attrici come attaccarsi ai tendaggi nei momenti di maggior pathos nonché le espressioni esageratamente marcate.
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