E’ confermato: anche Neanderthal seppellivano i loro morti. L’ipotesi che questi nostri lontani cugini compissero riti funebri – solitamente considerati una prova fondamentale della modernità comportamentale e della capacità di pensiero simbolico – è tutt’altro che nuova, dato che risale al 1908, quando i fratelli Amadee e Jean Bouyssonie ritrovarono nel sito di La Chapelle-aux-Saints, nella Francia centrale, i resti uno scheletro quasi completo di Neanderthal (oggi noto con la sigla LCS1) deposto in modo da suggerire un’inumazione volontaria.
Tuttavia, l’ipotesi che un gruppo umano del Pleistocene superiore differente dagli esseri umani anatomicamente moderni praticasse sepolture intenzionali sollevò subito polemiche, attenuate – ma non spente – dalla successiva scoperta di altre presunte sepolture neanderthaliane (attualmente sono circa 40 siti per cui è stata avanzata l’ipotesi).
Le sepolture dei NeanderthalLa caverna di Chapelle-aux-Saints con la fossa in cui sono stati ritrovati i resti di LCS1. (Cortesia Cédric Beauval/PNAS)
In particolare, le critiche più recenti si sono concentrate sia sulla mancanza di informazioni in merito alle procedure di scavo seguite dai Bouyssonie sia sull’assenza di analisi accurate dei processi tafonomici (ossia quelli che portano alla formazione di un resto fossile) della salma e dei processi di formazione del sito. Obiezioni analoghe erano state sollevate anche riguardo a varie altre presunte sepolture neanderthaliane.
A queste critiche risponde ora l’articolo pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”, in cui viene descritta la ricerca condotta da William Rendu, del Centre National de la Recherche Scientifique (CNRS) francese, e colleghi, che hanno eseguito proprio questo tipo di analisi su LCS1 e il suo sito di ritrovamento.
In particolare, le osservazioni microstratigrafiche condotte sui bordi della depressione in cui si trovava lo scheletro hanno mostrato che essa non era dovuta a fenomeni naturali, né – come ipotizzato dai critici – allo scavo di un orso. Anzi, analizzando l’area circostante i ricercatori non hanno trovato alcun segno del fatto che la caverna sia mai stata usata come riparo dagli orsi.
Quanto ai processi tafonomici, i ricercatori hanno rilevato che appaiono nettamente distinti da quelli di altri resti animali rinvenuti nella grotta e indicano che il neanderthaliano deve essere stato sepolto molto rapidamente, proprio “come ci si aspetterebbe – scrivono gli autori – in un contesto funerario”.
Fonte: www.lescienze.it , 17 dic 2013