Lo scavo avviato nell’autunno del 2013 dalla Soprintendenza per i beni archeologici del FVG sul versante meridionale del colle di San Pietro (località Cjanas), a Zuglio, si è appena concluso con due importanti scoperte: la preesistenza al vicus di Iulium Carnicum di un abitato preromano, di epoca protostorica e l’individuazione di un’area di raccolta e forse di lavorazione dell’ambra.
Già tra il 1995 ed il 2003 erano stati individuati, in un fronte di frana, a sinistra del torrente Bueda, i resti di un abitato terrazzato, con case dotate di alti zoccoli murari in pietra a secco, focolari angolari e probabili alzati in legno. La ceramica recuperata era stata datata tra il tardo VIII ed il VI secolo a.C.
Nel 2004, durante un successivo scavo nell’unico tratto di pendio non intaccato dalla frana, era stata individuata un’unità abitativa che aveva permesso di leggere varie fasi strutturali inquadrabili tra il IV ed il III secolo a.C. Sovrapposta a questa unità abitativa resti degradati dell’età della romanizzazione. I livelli più profondi non erano stati indagati.
Un villaggio, dunque, probabilmente abitato dai Carni citati nelle fonti antiche, il cui tessuto edilizio occupava un’area rada ma abbastanza ampia, estendendosi anche più ad est sull’altura di Sezza. Si suppone che il sito abitativo fosse stato abbandonato quando, nel pianoro sottostante, vennero edificati gli edifici del primo nucleo del vicus di Iulium Carnicum.
Lo scavo di questo autunno, condotto con grande difficoltà proprio a causa della ripidità del pendio, ha permesso di rispondere ad alcuni degli interrogativi sorti a seguito dei precedenti rinvenimenti ma ha anche generato nuove problematiche risolvibili solo con la prosecuzione dello scavo stesso.
E’ stato confermato, infatti, che le case erano dotate di un impiantito ligneo ma non risulta ancora definita l’organizzazione dell’unità abitativa: come erano disposti i probabili “pilastri” di sostegno dell’impiantito ligneo? C’erano o meno ambienti accostati incardinati su un singolo muro di terrazzamento?
Quel che si è potuto confermare è che l’area era frequentata ancora in età romana, come dimostra, tra l’altro, una moneta di Traiano rinvenuta negli strati più superficiali. Una stradina, inoltre, sicuramente costruita nella prima età romana, delimitava a sud l’area delle case protostoriche e conduceva forse alla sommità del colle di S. Pietro.
La scoperta più importante riguarda, pero’, la presenza, a monte della zona indagata dagli archeologi, di un’area di raccolta e forse di lavorazione dell’ambra, riferibile probabilmente all’età della romanizzazione.
Il prezioso materiale, una resina fossile di origine baltica, fu presente sporadicamente con manufatti finiti in abitati protostorici friulani, ma venne lavorato, con particolare maestria, solo a partire dal tardo I sec. a.C., in laboratori specializzati ad Aquileia.
Il ritrovamento apre un nuovo intrigante tema, quello di una diramazione della via dell’ambra, dall’area danubiana attraverso i passi alpini carnici, supposta ma mai confermata.
Fonte: SBA FVG