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SANTA MARIA CAPUA VETERE (CE). Anfiteatro pubblico-privato, una scommessa vinta.

Un’amministrazione civica e una soprintendenza, un rapporto non conflittuale, una rarità in Campania se si guarda a Napoli e Caserta, una progettazione condivisa e non reciprocamente ostacolata e Santa Maria Capua Vetere mette all’occhiello, in giusta evidenza, il bene archeologico che la caratterizza: l’Anfiteatro Romano. Che oggi è bene fruibile dalla città oltre che dai visitatori che stanno tornando dopo anni di oscurantismo, di quando l’anfiteatro secondo soltanto al Colosseo, l’arena dove si “allenava” Spartaco, era quasi nascosto alla vista, al fondo di una polverosa piazza che era mercato ed ospitava giostre e circhi equestri.
Oggi il monumento è al centro di una piazza rinnovata, una grande prato che è una moquette, il recupero di altre tracce di cinte murarie a rendere ulteriormente l’idea della maestosità dell’area e gazebo-pagode di un ristorante che non guastano la prospettiva. Ecco la dimostrazione della utilità dei matrimoni – ovviamente reciprocamente interessati – tra pubblico e privato, la formula su cui il ministro Massimo Bray continua a puntare per rendere fruttuosi i beni culturali, predicandola ad orecchie non sempre aperte, almeno dalle nostre parti. Un punto di ristoro che è anche accoglienza per i visitatori, biglietteria, libreria e vendita di gadget, di sera è aperto, luogo di intrattenimento accanto al ricamo di luci che sottolineano la suggestione delle antichità archeologiche.
La chiave del miracolo? «La nostra intenzione di continuare il rilancio di questo nostro patrimonio cittadino – dice il sindaco Biagio Di Muro – si è fusa con quella della soprintendenza ai Beni archeologici, abbiamo trovato interlocutori duttili e comprensivi nella soprintendente Adele Campanelli e nel responsabile dell’anfiteatro Francesco Sirano. Le manifestazioni spettacolari in notturna dei giorni scorsi hanno attirato più visitatori di quanti se ne contavano in un anno intero e continueremo con questa programmazione. Poi passeremo al recupero del resto della piazza già programmato nel piano urbanistico».
La formula del privato, nella circostanza il Consorzio Art’m net, vincitore della gara europea per la gestione dei servizi di ristorazione e gestione del complesso archeologico, la sintetizza l’amministratore unico Guido Savarese.
Dice: «Il Consorzio Arte’m net è l’unico aggregato di imprese stabile in Italia con la missione di valorizzare il patrimonio culturale e ambientale in stretta connessione alle identità e alle vocazioni di ogni singolo territorio. Questa l’occasione per far rivivere la fertilità dell’ager campanus celebrata dai tempi dell’impero romano attraverso l’innesto organico della qualità straordinaria della produzione agricola e gastronomica, integralmente a Km 0. E’, insieme alle nuove strutture di accoglienza, alla libreria, alla didattica innovativa, il cardine del progetto di promozione da noi presentato alla Soprintendenza, per riconquistare gradualmente la centralità e la dignità dell’Anfiteatro. I risultati ci stanno dando ragione».
Ieri mattina una trentina di visitatori giravano per le strutture archeologiche, a Caserta davanti alla Reggia, chiusa per turno di riposo, un centinaio masticavano delusione al di qua della deprimente rete di recinzione che ingabbia il monumento e le erbacce come in una serra. Non si è risolto da anni il problema di abolire, almeno nella bella stagione, il turno di chiusura con recupero infrasettimanale del riposo dei dipendenti. Non potrebbe essere argomento da includere nella contrattazione di un matrimonio pubblico-privato anche per la Reggia di Caserta?

Fonte: Corriere del Mezzogiorno, 28 ago 2013

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