E’ uscito il volume che raccoglie i risultati degli scavi di S. Pietro a Corte e S. Salvatore de Drapperia: «Salerno. Una sede ducale della Langobardia Meridionale», a cura di Paolo Peduto, Rosa Fiorillo e Angela Corolla, edizione CISAM di Spoleto.
Le ricerche archeologiche hanno riguardato il centro antico della città permettendo di recuperare notevoli resti del palazzo di Arechi II, uno tra i rari esempi di edificio civile di VIII sec. in Europa. L’area riveste particolare importanza come testimonianza della consapevolezza culturale dei Longobardi del Sud, ma anche come sito urbano che documenta il passaggio dall’età classica all’alto medioevo. L’insula arechiana, infatti, racchiude fasi che vanno dall’epoca romana fino a quella moderna. Il complesso longobardo sorse sulle strutture termali di età flavia che in precedenza erano state trasformate in luogo di culto paleocristiano. In esse si conservano sepolture eminenti come quella del vir spectabilis Socrates assieme alle epigrafi che attestano la presenza in città di personaggi di diverse estrazioni culturali. Al di sopra delle fabbriche romane fu innalzato il palazzo del principe con la sua cappella preceduta da un loggiato. Di tali trasformazioni danno analiticamente conto i saggi raccolti nel volume includendo anche lo studio dei reperti tra cui si ricorda l’epigrafe che correva lungo le mura della cappella palatina, dettata da Paolo Diacono.
Info:
Salerno. Una sede ducale della Longobardia Meridionale, a cura di Paolo Peduto, Rosa Fiorillo e Angela Corolla, CISAM, Spoleto 2013.