I primi secoli della civiltà etrusca furono quelli che – prima dell’affermazione dei “ceti medi” e delle città – videro la supremazia di potenti clan familiari e al tempo stesso l’espandersi dei rapporti commerciali a livello mediterraneo…
In Etruria, nella fase recente della facies villanoviana (VIII sec. a.C.), si registrano alcuni cambiamenti culturali di grande portata: le sepolture in tomba a fossa, con il conseguente rito dell’inumazione, si sostituiscono sempre più a quelle a pozzetto, legate al rito dell’incinerazione; spesso le tombe sono riunite in gruppo o incluse nell’area delimitata da un circolo di pietre, ad esempio a Vetulonia, con riferimento a una relazione di parentela o di clan che i defunti deposti hanno avuto in vita; si delinea una prima organizzazione della società su basi gentilizie, nel senso di una famiglia allargata a persone che rientrano sotto il “patronato” del pater gentis e che saranno accomunate dallo stesso nomen gentilicium; i corredi funebri diventano più doviziosi; gli oggetti importati sono meno rari; i prodotti locali si fanno più raffinati. Sono connotazioni di un ceto aristocratico che sta emergendo, il quale trae profitto dalle ricche risorse della regione: agricoltura, selvicoltura, allevamento del bestiame (da parata, da lavoro e da macello), pesca in mare e nei bacini chiusi, produzione di salgemma e sale marino, coltivazioni minerarie; risorse che davano prodotti che per quantità e/o qualità erano in grado non (sol)tanto di soddisfare il fabbisogno locale, ma di entrare in un giro di traffici a largo raggio. Le aree interessate al movimento si trovano nel bacino del Mediterraneo e nell’Europa transalpina.
[…] Articolo su 12 pagine
Autori: Giovannangelo Camporeale, Giuseppina Carlotta Cianferoni, Simona Rafanelli
Fonte: Archeologia Viva, Rivista: N. 160-2013 mese: Luglio-Agosto 2013