I quotidiani hanno dato ampio risalto al ritrovamento, con l’ausilio del robot subacqueo, di una torretta della corazzata “ROMA” affondata a mille metri dalle bombe tedesche il giorno successivo all’armistizio con gli anglo americani nella II guerra mondiale: l’esercito allo sbando, i reali in fuga, caos totale e inizio delle vendette personali che proseguiranno per molti mesi. Millequattrocento marinai morti e la scomparsa di una nave da guerra varata nel 1940 e colpita nel 1943 nel Golfo dell’Asinara.
Una breve vita di questo gigante del mare (46.000 ton. di stazza) lungo 240 metri. Armata con 37 cannoni, 48 mitragliere e la possibilità di alare un paio di idrovolanti, la corazzata era un formidabile mezzo di offesa ricercata da decenni nel suo sepolcro in fondo al mare, coperta dall’acqua in meno di 30 minuti. Una velocità massima di 32 nodi – eccezionale per l’epoca e per la stazza – la nave era ancorata nel Golfo di La Spezia quando arrivò l’ordine di salpare verso La Maddalena in attesa della decisione di auto affondarsi o di sapere quale porto sicuro avrebbe potuto accoglierla.
Nove settembre – al comando l’ammiraglio Bergamini – poche miglia percorse quando un messaggio avvertì che l’Asinara era occupata dai tedeschi. Contrordine per dirigere la prua verso sud ma ormai l’aviazione nazista era già sulle sue tracce. Arrivano i bimotori in formazione a pochi metri dal livello del mare, posizione ottima per attaccare un bersaglio mastodontico. Verso le 16 la corazzata viene colpita due volte e comincia ad incendiarsi, immobile senza altra speranza che i bombardieri debbano allontanarsi per qualche ragione. Invece le bombe la spezzano in due parti affrettandone la fine. Fiamme, puzza acre della nafta, i superstiti avvolti da una atmosfera terribile tentano di avvicinarsi alle scialuppe delle navi di scorta per essere soccorsi, una tragedia per i 2.000 uomini a bordo (poco più di 600 gli scampati) malgrado il massiccio armamento che avrebbe dovuto difenderla.
Autore: Giuliano.confalonieri@alice.it