La scoperta avvenuta qualche anno fa della sepoltura di questo personaggio contraddittorio ha rinnovato l’interesse su uno dei periodi più turbinosi e complessi della storia d’Israele di cui ora rende conto una grande mostra dedicata alla memoria dell’archeologo Ehud Netzer
Erode, re di Giudea, è figura complessa e contraddittoria. L’appellativo con cui è famoso, Il Grande, si riferisce più al potere che seppe ritagliarsi che a una politica illuminata. Il suo regno era indipendente, nominalmente, dall’Impero romano, grazie agli ottimi rapporti con Augusto (già prima, del resto, aveva saputo ingraziarsi tutti i leader man mano emergenti): ma non era certo indipendenza vera, se, per esempio, anche gli abitanti della Giudea – come narrano i Vangeli – erano tenuti a registrarsi nel censimento indetto da Augusto stesso.
Erode volle accreditarsi come guardiano delle tradizioni più sacre della sua gente, promuovendo fra l’altro la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme: ma promosse anche, nella stessa Gerusalemme e altrove, un’attività edilizia di straordinaria intensità (città, porti, ma anche palazzi reali di grandi dimensioni), spesso volta all’autocelebrazione, caratterizzata da tecniche e impostazioni di sapore più ellenistico che giudaico. Erode è anche protagonista – ma almeno questo non è colpa sua – di uno dei pasticci cronologici più singolari che si conoscano.
[…] Articolo su 12 pagine in Archeologia Viva n. 159-2013 mese: Maggio-Giugno 2013.
Autore: Sergio Rinaldi Tufi, in collaborazione con Israel Museum Jerusalem.