Per anni il suo aspetto ha ingannato molti. Di corporatura massiccia, con gli arti corti, il torace lungo, le arcate sopraccigliari fuse e sporgenti, sono ancor in tanti che, pensando all’uomo di Neanderthal, arricciano il naso. E sbagliano, come dimostrano i numerosi ritrovamenti avvenuti di recente. Infatti il nostro lontano cugino, pur di aspetto goffo, era un abile cacciatore in grado di catturare le stesse prede dei Sapiens. Non solo. Produceva oggetti di pietra, si ornava il corpo con pigmenti, controllava il fuoco, seppelliva i morti e mostrava anche una certa propensione all’arte. I neanderthaliani erano addirittura in grado di emettere suoni complessi. Non probabilmente come noi, ma comunque avevano tutte le carte in regola per sviluppare una forma anche elementare di linguaggio.
Alla luce di tutte queste informazioni, che di fatto ridanno dignita’ all’uomo di Neanderthal, la conoscenza della storia dei nostri lontani «cugini» continua a rimanere avvolta nel mistero. Almeno in parte. Ci sono infatti ancora due i tasselli della loro vita a cui non siamo riusciti a trovare il loro giusto posto. Il primo tocca direttamente la nostra storia evolutiva: i Neanderthal e i nostri antenati si sono mai accoppiati tra loro? Il secondo tassello da svelare e’ la causa che ha portato i nostri «cugini» a sparire dalla faccia della Terra.
Riguardo al primo grande mistero abbiamo gia’ fatto un po’ di strada, anche se non siamo ancora arrivati a dare una risposta definitiva. Di certo i neanderthaliani e i sapiens hanno coabitato per un lungo periodo.
«L’ Homo neanderthalensis e l’Homo sapiens – spiega Olga Rickards, antropologa molecolare dell’Universita’ Tor Vergata di Roma – hanno convissuto in Europa nel pieno dell’ultima glaciazione quaternaria, tra i 40 e i 28 mila anni fa. Per piu’ di 10mila anni, quindi, hanno condiviso le ricchezze offerte dal nostro pianeta». L’occasione di un incrocio tra le due specie non sarebbe quindi mancata. Capire se e’ stata sfruttata o meno e’ un’altra cosa.
A cercare di trovare una soluzione all’enigma e’ stata l’iniziativa «Neanderthal Genome Project», condotta dal biologo molecolare Svante Paabo del Plank Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia. Si e’ trattata di una vera e propria impresa, alla fine riuscita, per ora solo parzialmente, grazie ad avanzatissime tecniche di sequenziamento. In tutto e’ stato sequenziato oltre un miliardo di paia di basi e poi il genoma e’ stato confrontato con quello di 5 persone.
«Il lavoro ha permesso di arrivare al sequenziamento del 60% del genoma neanderthaliano e di fare un confronto con il Dna moderno, rivelando che Neanderthal e Sapiens hanno in comune tra l’1 e il 4% dei geni», riferisce Rickards.
Queste nuove informazioni, piu’ che dirimere l’annoso dibattito sull’incrocio fra le due specie ha per alcuni versi reso piu’ spinosa la questione: questi geni in comune sono frutto di un’ibridazione, ipotesi esclusa dalle teorie precedenti, o semplicemente il residuo tramandato da uno stesso antenato. «Se da un lato il sequenziamento del genoma ha mostrato un quadro che potrebbe essere interpretato come la prova di un mescolamento fra Nenderthal e Sapiens – commenta l’antropologa molecolare – sarebbe ancora piu’ plausibile la tesi secondo cui le due specie hanno quello stesso pezzetto di materiale genetico perche’ deriverebbero dall’ultimo antenato in comune, l’Homo ergaster».
Anche i risultati del sequenziamento dell’intero genoma mitocondriale dell’uomo di Neanderthal, avvenuto qualche anno prima a opera degli stessi scienziati tedeschi, ha fornito maggiori prove a favore dell’ipotesi secondo cui tra Sapiens e Neanderthal non c’e’ stata alcuna ibridazione.
Quindi due potrebbero essere gli scenari possibili: i due homo avrebbero convissuto ma non si sarebbero mai incrociati oppure, se l’incrocio c’e’ stato, si tratterebbe solo di pochi casi isolati. Ancora piu’ misteriose sarebbero le cause che avrebbero portato alla scomparsa dei Neanderthal dalla faccia della Terra. L’ipotesi secondo cui furono i Sapiens a sterminarli tutti e’ stata da tempo abbandonata. «Fino ad oggi niente indica la validita’ di questa ipotesi», precisa Rikards. Troppo astratta anche l’idea che sia stato un virus o un batterio killer ad uccidere i nostri cugini e a risparmiare i Sapiens. Quello che invece sappiamo di sicuro e’ che a partire da 30mila anni fa Neanderthal e Sapiens si sono ritrovati ad affrontare una nuova glaciazione.
«E’ possibile che i Sapiens si siano adattati meglio alle nuove condizioni e che i Neanderthal, una specie allora molto poco numerosa, non ce l’abbia fatta», conclude Rickards.
Autore: Valentina Arcovio
Fonte: http://www.lastampa.it , 8 mar 2013