La “regina”, cioè la merce, ha in qualche caso 2.500 anni, ma poco importa: anfore vinarie etrusche dalla Toscana, contenitori d’olio dalla Tunisia: e in alcune di queste ci sono anche tracce di quei prodotti che venivano da lontano al porto dell’antica Ianua, e finiti giù, sul fondo del mare. Sotto l’Acquario di oggi.
“Guardate, questo è un collo d’anfora veramente eccezionale” esulta Piera Melli, responsabile del laboratorio di Archeologia urbana, indicando un reperto appena recuperato da una delle cinque squadre di archeologi ed operai che si danno il cambio senza sosta nel cantiere di Ponte Spinola. “Cose splendide, che dimostrano come Genova nasce dal suo porto. Ma pensi che in queste ore abbiamo trovato una pentolina di terracotta con il coperchio, perfetta; e così una lucerna a vernice nera di età repubblicana. E, appena più sopra, una pipetta del SetteOttocento: lì c’è sempre stato il porto, quante cose ci sono finite dentro… Una cosa quasi toccante”.
Bruno Massabò, sovrintendente ai beni archeologici della Liguria, non nasconde l’entusiasmo. Ancora una settimana o dieci giorni al più e saranno completati gli scavi del tesoro archeologico trovato – e mai immaginato – sotto l’Acquario, decine e decine di anfore e contenitori di provenienza etrusca e romana, dal VI° secolo avanti Cristo al quartoquinto secolo, mille anni di storia del porto scavati durante i dragaggi necessari per collocare il grande Padiglione dei cetacei, la supervasca che darà nuova spinta al parco marino. Il giacimento archeologico arriva fino a 11 metri di profondità, ci sono strati sovrapposti, quelli etruschi e preromani sul fondo, protetti da terra e poseidonie, sopra via via gli altri. Un tesoro mai rivelato, e che dragaggi più radicali – come le microcariche davanti al Molo – potrebbero invece aver distrutto in altre zone del Porto Vecchio. Ma oltre ai delfini e alle stenelle, potrebbe essere anche un sito archeosub la vera novità dell’area. “Sicuramente sarebbe il primo esempio in Italia, mi risulta che ce ne sia uno in Olanda: so che Beppe Costa, ad dell’Acquario, è molto interessato, sarebbe un’occasione unica per studiosi e appassionati vedere da vicino un sito archeologico sottomarino, nel cuore di un porto commerciale” dice Ariel Dello Strologo, presidente della Porto Antico Spa.
Conferma, seppur cautamente, Bruno Massabò: “Potrebbe trattarsi di una sorta di cantiere-scuola da collocare lungo il muro dell’Acquario: sarebbe rivolto agli studenti e a tutti coloro che sono interessati a questa disciplina. Ma, oltre all’ipotesi di una convenzione con l’Acquario per l’esposizione di almeno una parte dei reperti scavati in questi due mesi, si potrebbe partire proprio da qui per avviare quel museo diffuso di storia della città che percorra i vari scavi: dalle tracce di un anfiteatro sopra piazza delle Erbe alla domus romana i cui resti sono stati rinvenuti sotto il museo diocesano, addirittura con grappoli d’uva carbonizzati. Una città viva dell’antichità che parli alla Genoùva di oggi”.
Autore: Donatella Alfonso
Fonte: http://genova.repubblica.it, 17 febbraio 2013.