La scelta: si dovrà stabilire se coprire lo scavo da cui emersero capanne e reperti dell’Età del Bronzo o salvare il sito e renderlo fruibile. L’immagine sul motore di ricerca fa il giro del mondo, giovedì vertice tra Regione e sovrintendenza.
Il degrado del villaggio della Preistoria non sfugge nemmeno a Google. Nei fotogrammi satellitari del motore di ricerca l’acqua che annega le capanne è più che evidente. Come lo è anche la frana che, due anni fa, interessò una delle pareti del sito e che rappresentò il motivo di un sequestro da parte della magistratura di Nola.
La fotografia dal 2011 ad oggi non è cambiata e la rovina di una delle testimonianze archeologiche più prestigiose della Campania sembra ormai essere molto di più di un triste presagio. Sarà per questo che in città la polemica sugli interventi mancati torna a montare. In particolare sono in molti a chiedersi cosa sia successo dopo la riunione di settembre, quando Regione e soprintendenza si incontrarono nell’aula consiliare del municipio di Nola e, davanti alle associazioni cittadine, assunsero l’impegno a collaborare per cercare di mettere in sicurezza l’area trovando un’alternativa al progetto di interrare i resti dei calchi. Ipotesi, quest’ultima, vista come il fumo negli occhi non solo dai cittadini ma anche dall’amministrazione comunale e dagli stessi esponenti della Regione che è proprietaria dell’area in cui sorge l’antico insediamento.
«Da quel giorno sono trascorsi quattro mesi ma – dice Angelo Amato De Serpis, dell’associazione Meridies – non abbiamo saputo più nulla. Sulla questione e soprattutto su come e quando si procederà è calato di nuovo il silenzio. Eppure stiamo parlando di un ritrovamento il cui valore storico ed archeologico è riconosciuto nel mondo ed è indicato dagli esperti internazionali come un unicum, un sito che oltre ad essersi conservato per oltre 4000mila anni è straordinariamente importante per studiare gli effetti provocati in zona dalle eruzioni vulcaniche».
Alti e bassi, insomma. Prima la speranza, riaccesa da quel faccia a faccia tra le parti convocate dal sindaco Biancardi, poi di nuovo lo sconforto determinato dallo scorrere inesorabile del tempo. Intanto, però, una notizia c’è ed è quella di un incontro convocato dall’assessorato regionale al demanio ed al patrimonio. È in programma per le 12 di giovedì e vedrà seduti intorno al tavolo i tecnici dell’agenzia regionale Arcadis, i responsabili della sovrintendenza oltre che quelli dei due assessorati, Demanio e Lavori pubblici, che si occupano della questione Villaggio. Sarà l’occasione per fare il punto sul piano preliminare che prevede i sondaggi nel villaggio dell’età del Bronzo antico.
Nel progetto sono state già recepite le osservazioni della sovrintendenza archeologica ed ora si attende il definitivo via libera. Parallelamente però prosegue anche l’iter che dovrebbe portare all’interramento dei calchi per proteggerli dall’aggressione dell’acqua. La partita è dunque tutta ancora aperta e si attende con ansia di conoscere il definitivo destino dell’area di via Polveriera. Sarà tutto tombato ed al posto dei reperti originali ci saranno delle copie, così come previsto dalla soprintendenza oppure prevarrà l’idea della Regione che invece punta a sbarrare l’ingresso dell’acqua attraverso la creazione di paratie di cemento? Giovedì se ne saprà di più ma intanto si mettono le mani avanti.
«Saremo vigili ed attenti sul futuro di quello che rappresenta il fiore all’occhiello del nostro patrimonio storico ed archeologico. Restiamo contrari al progetto che per proteggere vuole sotterrare e per questo – dice il sindaco Geremia Biancardi – continueremo a stare con gli occhi aperti».
Fonte: Il Mattino, 18 gen 2013