Egittologi della Sapienza hanno trovato un tesoretto di monete bizantine che ha permesso l’identificazione della città di cui finora si avevano solo indicazioni letterarie.
Il team di archeologi della Sapienza che lavora nella zona del Delta occidentale del Nilo ha identificato nel sito di Kôm el-Ghoraf la città di Metelis, citata da varie fonti ma mai localizzata: essa fu uno dei principali centri urbani del Basso Egitto dall’età tolemaica fino all’epoca della conquista araba. Durante gli scavi appena conclusi è stato portato alla luce un tesoretto di monete bizantine la cui datazione conferma l’ipotesi alla quale la Missione Archeologica in Basso Egitto della Sapienza stava lavorando da tempo.
Il sito, che attualmente ricopre una superficie di circa 32 ettari, ma che era in origine molto più ampio a giudicare dalle carte geografiche di un secolo fa, è costituito da una collina di circa 20 metri di altezza frutto di una sovrapposizione millenaria di insediamenti, il più recente dei quali è databile all’epoca bizantina.
Le monete rinvenute, tra cui due in oro, coniate entrambe a Costantinopoli nella prima metà del VII secolo d.C., erano in un ripostiglio sigillato nello strato più alto del tell e sono senz’altro riconducibili all’epoca in cui la città fu distrutta, cioè agli ultimi anni di regno di Eraclio I, imperatore dell’Impero Romano d’Oriente che all’epoca includeva anche l’Egitto.
“Tra queste monete, ve ne è una d’oro che ritrae l’imperatore tra i due figli, coniata esattamente tra il 638/39-641” spiega Loredana Sist, l’egittologa della Sapienza che dirige la Missione – “e questo ci consente di ascrivere all’avanzata degli Arabi la distruzione di questa città sconosciuta, poiché la conquista mussulmana dell’Egitto che dal Cairo risalì verso Alessandria, avvenne nel 641”. L’ipotesi si era andata delineando quando gli studiosi si sono trovati in un sito ricco di strutture abitative in mattoni crudi, con enormi quantità di ceramiche domestiche e molte cisterne per le riserve idriche, giustificate solo per una città di grandi dimensioni, che necessitava di importanti approvvigionamenti.
“I reperti archeologici di epoca tolemaica sono stati scoperti a una quota piuttosto alta – continua l’archeologa – e restano da scavare parecchi altri metri di stratificazione relativi a insediamenti più antichi, probabilmente risalenti fino all’epoca saitica (VII-VI sec. a.C.). Questa città dunque ebbe una vita della durata di almeno un millennio”.
Un insediamento urbano così complesso in quest’area, con tutta evidenza abitato fin da prima dell’epoca tolemaica e distrutto in modo così radicale, rende ora plausibile l’identificazione di Kôm el-Ghoraf con l’antica città egiziana di Metelis, capitale del nomos Metelites, che le fonti testuali collocano nella zona ma che non era mai stata localizzata con certezza.
La Missione Archeologica in Basso Egitto lavora sul sito di Kôm el-Ghoraf nel Delta occidentale dal 2002, ed è una delle poche che operano in quest’area dove molte sono le difficoltà di scavo: le caratteristiche idrogeologiche influiscono pesantemente sulla conservazione dei siti per l’azione dell’acqua che ha scavato profondi canyons, intaccando e a volte cancellando le strutture. Lo staff che ha condotto l’ultima campagna di scavo, rientrato con qualche giorno di anticipo a causa delle tensioni crescenti nell’area, è composto anche da un nutrito gruppo di laureandi e dottorandi, e rafforza la tradizione della scuola della Sapienza, da sempre vivaio di brillanti archeologi.
Info:
Loredana Sist, direttore della Missione Archeologica in Basso Egitto, docente di Egittologia
T (+39) 06-4466611 – (+39) 347 4010685 – e-mail: loredana.sist@uniroma1.it