Nascosto dalla costruzione del palazzo delle Assicurazioni Generali a piazza Venezia. E da un’aiuola con tre pini dei primi del ‘900, parte integrante del panorama storico paesaggistico, sacrificati qualche anno fa in suo onore, con grande dolore di ambientalisti e cittadini. L’auditorium di Adriano è riapparso, metro dopo metro, dagli scavi iniziati nel 2007 dalla soprintendenza speciale, «è una delle scoperte archeologiche più importanti degli ultimi 70 anni, dopo i Fori Imperiali», racconta l’archeologa Rossella Rea.
La scoperta della struttura, datata 123 d.C. come raccontano i laterizi bollati ritrovati all’interno, si deve agli scavi della stazione Venezia della metro C, un’opera accantonata anche per l’importanza dei ritrovamenti. Le indagini condotte dall’archeologo Roberto Egidi e per la parte post-antica da Mirella Serlonzi, medievista, con la collaborazione della cooperativa Archeologia, hanno tirato fuori dalla terra tre aule rettangolari, due delle quali completamente ritrovate nel corso di questa campagna. La terza è stata individuata nelle strutture emerse all’inizio dello scorso secolo, dai lavori per la costruzione delle assicurazioni generali.
L’edificio pubblico scoperto era a due piani, privo della copertura crollata per il terremoto dell’847/848, «l’aula conservata meglio – continua Rea – presenta due gradonate, una di fronte all’altra, con sei lunghi gradini marmorei per parte, delimitati da grandi balaustre in marmo bianco che si rivolgono verso il centro dove c’è un piano orizzontale largo circa 3 metri, rivestito di lastre rettangolari di marmo bianco scandite da inserimenti in giallo antico».
Tra le aule, realizzate in laterizio, si interpone un corridoio sul quale si apriva l’ingresso dell’edificio che doveva affacciarsi nel II secolo su una stradina curvilinea, che separava dal Foro Traiano. Nell’auditorium autori e retori leggevano pubblicamente recitationes o lezioni di retorica, «era un luogo di cultura, frequentato da un pubblico raffinato».
Il monumento rimase intatto dalla data di fondazione fino a metà del 9° secolo, la spoliazione dei marmi inizia intorno al VI secolo, quando comincia la seconda vita della struttura, che coincide più o meno con lo spostamento del potere politico da Roma a Bisanzio.
«Ci sono tracce di fornaci, abbiamo trovato dei lingotti di bronzo, potrebbe essere stato il luogo della Zecca bizantina di Roma per la produzione di monete bronzee», spiega la medievalista.
Nelle sue ultime vite il monumento è stato una necropoli, sono state trovate tombe risalenti all’alto medioevo, e nel tardo rinascimento diventa l’ospedale dei Fornari, confraternita devota alla Madonna di Loreto, chiesa adiacente al complesso archeologico.
Ma ora cosa accadrà a questi scavi? Quando potranno essere visitati?
«Per il restauro completo (costo 1 milione di euro) ci vorranno circa tre anni – conclude Rea – ma stiamo lavorando alla valorizzazione e soprattutto come renderlo al più presto fruibile dall’esterno».
Autore: Maria Rosaria Spadaccino
Fonte: http://roma.corriere.it, 13 dic 2012