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GERMANIA. La città “perduta” dei Vichinghi.

Gli archeologi pensano di aver ritrovato in Germania la mitica base militare vichinga di Sliasthorp, citata nei documenti del Sacro Romano Impero.
Riportata alla luce nella Germania settentrionale, una cittadina dell’VIII secolo che reca i segni di violente battaglie potrebbe forse essere il primo insediamento vichingo storicamente documentato.
Lo hanno annunciato gli archeologi al lavoro negli scavi di Füsing, vicino al confine con la Danimarca, che ritengono che il sito possa essere quello della città perduta di Sliasthorp, descritta per la prima volta nell’804 d.C. dagli scrivani di Carlo Magno, potente re dei Franchi e Imperatore del Sacro Romano Impero.
Il luogo in cui sorgeva Sliasthorp, usata come base militare dai primi re scandinavi, era rimasto sconosciuto fino a oggi, spiega il responsabile degli scavi Andres Dobat, dell’università danese di Aarhus.
Sia che si tratti effettivamente della cittadina citata in quegli antichi documenti oppure no, secondo gli archeologi il sito offre comunque una serie di importanti testimonianze sull’organizzazione militare e la pianificazione urbanistica dell’alba della civiltà vichinga.
Gli scavi, iniziati nel 2010, hanno finora riportato alla luce 30 edifici, ma le immagini aeree e i rilevamenti geomagnetici indicano che ve ne sono circa 200. Tra questi, spicca una casa comune vichinga lunga 30 metri e larga nove. I resti bruciati dell’edificio sembrano recare i segni di un violento attacco: nelle pareti carbonizzate sono state trovate punte di freccia, il che suggerisce che a un certo punto la casa venne assalita e data alle fiamme, dice Dobat.
All’entrata inoltre è stato trovato un tribolo, un’arma di ferro con più punte che veniva messa a terra per ferire i nemici che vi finivano sopra. “Forse gli aggressori li sparsero all’esterno per colpire chi fuggiva dalla casa comune”, ipotizza l’archeologo.
Lo scavo ha restituito anche gioielli, perline di vetro, monete d’argento e monili come quello a destra.

Struttura difensiva
La cittadina risale allo stesso periodo del vicino Danevirke, un sistema di fortificazione lungo una trentina di chilometri costruito dai danesi attorno al 700 d.C. “Il rapporto tra la struttura di Danevirke e il sito rende evidente che anche [la cittadina scoperta] aveva grande importanza militare”, dice Dobat.
Secondo i resoconti dell’804 d.C., Sliasthorp era una base militare del sovrano vichingo Gøtrik – anche noto come Godfred o Gudfred – che ristrutturò e rimise in funzione il Danevirke all’inizio dell’VIII secolo per fronteggiare la minaccia posta dall’espansione dell’impero franco. “Il che coincide con il momento in cui la Scandinavia appare nei documenti storici”, sottolinea Dobat.
Benché la città non fosse fortificata, era circondata da acqua e paludi, quindi l’accesso era limitato a uno stretto ponte di terra. Casette in legno e fango probabilmente ospitavano i guerrieri vichinghi, aggiunge lo studioso. “In alcune occasioni potrebbe aver accolto una guarnigione”, come nei periodi in cui bisognava difendere Danevirke.
Inoltre, l’insediamento potrebbe aver ospitato gli operai che lavoravano alla costruzione del grande sistema di fortificazione. “Fu un’opera colossale, che coinvolse enormi risorse umane”, dice Dobat.

Posizione strategica
Dalla città, i re vichinghi o i loro capotribù potevano controllare gli scambi commerciali e l’accesso alla regione, suggeriscono i ricercatori.
Hedeby, un importante porto e centro commerciale dell’epoca sorge a soli 4 chilometri dal sito di Füsing; ma mentre quest’ultimo è in chiaro stile vichingo, gli edifici lungo la strada verso Hedeby denunciano un’origine germanica o slavonica.
“Abbiamo da una parte artigiani e marcanti internazionali, e a pochi chilometri di distanza l’elite scandinava”, commenta Dobat. La posizione strategica di Füsing suggerisce che probabilmente i mercanti dovevano chiedere permesso ai capi vichinghi per poter entrare a Hedeby.
Gli scavi “ci stanno fornendo una prospettiva del tutto nuova sulla struttura e il funzionamento di queste prime comunità urbane”, dice Dobat.

Autore
: James Owen

Fonte: NationalGeographic, 12 luglio 2012

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