Col termine di aurifodine vengono comunemente indicati, oggi, cumuli ordinati di ciottoli ben lavati che si trovano ai piedi dell’arco alpino centro-occidentale (italiano), e che rappresentano i resti della coltivazione di terrazzi auriferi, alluvionali o fluvioglaciali, al tempo delle prime occupazioni romane della Gallia Cisalpina (PIPINO 2001).
La raccolta dell’oro era praticata già in precedenza dalle locali popolazioni, come ci dicono le fonti classiche a proposito dei Celti (o Galli) in generale, degli Elvezi e dei Salassi in particolare, ma è da ritenere che le coltivazioni in grande stile, con scavi, opere idrauliche e lavaggi più o meno imponenti, siano state possibile soltanto ai Romani, grazie alle loro capacità tecniche-organizzative e alla loro autorità: lavaggi di minori dimensioni avevano provocato contrasti fra i minatori e agricoltori Salassi, favorendo l’intervento dei Romani che si impossessarono delle miniere e continuarono a sfruttarle,come ci racconta Strabone (Geografia IV, 6, 7).
La raccolta dell’oro era praticata già in precedenza dalle locali popolazioni, come ci dicono le fonti classiche a proposito dei Celti (o Galli) in generale, degli Elvezi e dei Salassi in particolare, ma è da ritenere che le coltivazioni in grande stile, con scavi, opere idrauliche e lavaggi più o meno imponenti, siano state possibile soltanto ai Romani, grazie alle loro capacità tecniche-organizzative e alla loro autorità: lavaggi di minori dimensioni avevano provocato contrasti fra i minatori e agricoltori Salassi, favorendo l’intervento dei Romani che si impossessarono delle miniere e continuarono a sfruttarle,come ci racconta Strabone (Geografia IV, 6, 7).
Lo studio completo si trova nell’allegato.
Fonte: Museo Storico dell’Oro Italiano (http://www.oromuseo.com) – info@oromuseo.com