Il museo raccoglie il meglio degli scavi di tutta la Toscana, con importantissimi reperti etruschi e romani, ma anche raccolte relative ad altre civiltà, come un’importante sezione egizia e una di vasi greci trovati spesso in tombe etrusche, a testimonianza dei numerosi scambi commerciali nel Mediterraneo.
Fu inaugurato alla presenza del re Vittorio Emanuele II nel 1870 nei locali del Cenacolo di Fuligno in via Faenza e comprendeva solo i reperti etruschi e romani. Presto con l’aumento delle collezioni si rese necessaria un’altra collocazione e dal 1880 fu trasferito nell’odierna sede.
All’origine delle collezioni ci sono le raccolte medicee e lorenesi, trasferite a più riprese dagli Uffizi fino al 1890 (tranne la statuaria in marmo che ancora lì si trova).
La sezione egizia invece fu costituita nella prima metà dell’Ottocento sia attraverso acquisizioni di Pietro Leopoldo di Toscana, sia attraverso una spedizione promossa dallo stesso granduca nel 1828-29 dal toscano Ippolito Rosellini insieme al francese François Champollion, colui che decifrò i geroglifici.
Nel 1887 fu inaugurato anche un museo topografico sulla civiltà etrusca, ma andò distrutto durante l’alluvione del 1966.
Nel 2006 in occasione del quarantennale dell’alluvione si è finalmente concluso il ripristino delle sale al primo piano e riportato l’ingresso sulla Piazza (era stato fino ad allora in Via della Colonna).
Fu inaugurato alla presenza del re Vittorio Emanuele II nel 1870 nei locali del Cenacolo di Fuligno in via Faenza e comprendeva solo i reperti etruschi e romani. Presto con l’aumento delle collezioni si rese necessaria un’altra collocazione e dal 1880 fu trasferito nell’odierna sede.
All’origine delle collezioni ci sono le raccolte medicee e lorenesi, trasferite a più riprese dagli Uffizi fino al 1890 (tranne la statuaria in marmo che ancora lì si trova).
La sezione egizia invece fu costituita nella prima metà dell’Ottocento sia attraverso acquisizioni di Pietro Leopoldo di Toscana, sia attraverso una spedizione promossa dallo stesso granduca nel 1828-29 dal toscano Ippolito Rosellini insieme al francese François Champollion, colui che decifrò i geroglifici.
Nel 1887 fu inaugurato anche un museo topografico sulla civiltà etrusca, ma andò distrutto durante l’alluvione del 1966.
Nel 2006 in occasione del quarantennale dell’alluvione si è finalmente concluso il ripristino delle sale al primo piano e riportato l’ingresso sulla Piazza (era stato fino ad allora in Via della Colonna).
I saloni vicino all’ingresso sono stati destinate alle esposizioni temporanee e si è iniziato un riallestimento generale delle collezioni, che ha già dato i suoi frutti nella sezione greca al primo e al secondo piano. Si è scelto di sfoltire le sale, dando un maggior respiro ai capolavori, resi fruibili con più suggestione grazie ad uno studiato sistema di illuminazione che crea zone di luce e di ombra.
Gradualmente si è dato il via anche all’ammodernamento della sezione etrusca e delle sale vicine al vecchio ingresso e prospicienti al giardino.
Nei depositi restano comunque più di centomila oggetti di valore, per i quali sarà difficile trovare un posto nel percorso espositivo.
Un altro punto debole che si riscontra a Firenze è la generale messa in secondo piano dell’archeologia da parte del sentire cittadino, forse più legato al passato medievale e rinascimentale.
Fonte: http://www.facebook.com/media/set/?set=a.144107172337840.37757.128222747259616&type=3 – 02-06-2012
Gradualmente si è dato il via anche all’ammodernamento della sezione etrusca e delle sale vicine al vecchio ingresso e prospicienti al giardino.
Nei depositi restano comunque più di centomila oggetti di valore, per i quali sarà difficile trovare un posto nel percorso espositivo.
Un altro punto debole che si riscontra a Firenze è la generale messa in secondo piano dell’archeologia da parte del sentire cittadino, forse più legato al passato medievale e rinascimentale.
Fonte: http://www.facebook.com/media/set/?set=a.144107172337840.37757.128222747259616&type=3 – 02-06-2012