La rivista FENIX nel numero di maggio presenta un’esclusiva assoluta, una scoperta eccezionale che ancora una volta posiziona il nostro bellissimo paese come caput mundi dell’archeologia. A Gurfa (Palermo) è stata ritrovata la più grande Tholos del Mediterraneo, una struttura fantastica in Sicilia, completamente scavata nella roccia, che potrebbe essere la leggendaria tomba di Minosse di cui parla Diodoro.
Dunque, non è il tesoro di Atreo a Micene, in Grecia, come si è creduto sinora, a poter vantare questo record ma è l’italiana Sicilia, con l’Alia di Gurfa (Pa), a potersene fregiare. Ciò è indicatore di una funzione della sua grande importanza nella civiltà pre-classica e classica.
Carmelo Montagna, architetto e storico dell’arte è l’autore di questa affascinante ipotesi. Egli, docente e storico dell’arte, da molto tempo si interessa e studia con passione le thòloi, luoghi di culto, segni del potere e strutture “di salvezza” per il post-mortem. Ma qui abbiamo qualcosa di unico al mondo.
Basta entrare in questa monumentale tholos per rimanere senza fiato, una struttura incredibile con innumerevoli segreti e misteri, nascosta nel mezzo di un paesaggio naturale e incontaminato che solo una regione come la Sicilia, con un clima mite e secco, può mantenere nei secoli.
L’architetto Montagna presenta per la prima volta assoluta, in una lunga intervista al direttore della rivista FENIX (n. 43, giugno 2012, in edicola), gli studi storici, archeologici e simbolici di un ambiente che è stato costruito seguendo conoscenze notevoli di astrologia-astronomia e di sapienza “iniziatica”, propria della dimensione sacrale nella quale si orientavano tutti i “costruttori” della protostoria.
Al primo impatto sembra un luogo buio, ma è la luce ad esserne protagonista, accade un evento incredibile, all’arrivo dell’equinozio di primavera ogni anno un raggio di sole colpisce esattamente la fossa del nadir pavimentale ricoprendo di luce chiunque si trovi al suo interno in un punto preciso. Perché è stata costruita in maniera tanto particolare da relazionarsi con il sole, quali erano i rituali oggi sconosciuti che vi avvenivano?
Magari abbiamo perso la sua spiegazione archeologica, ma ad entrarvi si percepire la luce che in un ambiente così buio acquista un valore aggiunto, attiva in noi una memoria storica che ci ricorda che i nostri antenati avevano qualcosa che forse abbiamo ereditato, ma che ancora non abbiamo compreso completamente. Anche se non sappiamo cosa, “ricordare” è fondamentale e per farlo occorre visitare questi luoghi unici al mondo e sempre presenti nella nostra bellissima Italia.
Dunque, non è il tesoro di Atreo a Micene, in Grecia, come si è creduto sinora, a poter vantare questo record ma è l’italiana Sicilia, con l’Alia di Gurfa (Pa), a potersene fregiare. Ciò è indicatore di una funzione della sua grande importanza nella civiltà pre-classica e classica.
Carmelo Montagna, architetto e storico dell’arte è l’autore di questa affascinante ipotesi. Egli, docente e storico dell’arte, da molto tempo si interessa e studia con passione le thòloi, luoghi di culto, segni del potere e strutture “di salvezza” per il post-mortem. Ma qui abbiamo qualcosa di unico al mondo.
Basta entrare in questa monumentale tholos per rimanere senza fiato, una struttura incredibile con innumerevoli segreti e misteri, nascosta nel mezzo di un paesaggio naturale e incontaminato che solo una regione come la Sicilia, con un clima mite e secco, può mantenere nei secoli.
L’architetto Montagna presenta per la prima volta assoluta, in una lunga intervista al direttore della rivista FENIX (n. 43, giugno 2012, in edicola), gli studi storici, archeologici e simbolici di un ambiente che è stato costruito seguendo conoscenze notevoli di astrologia-astronomia e di sapienza “iniziatica”, propria della dimensione sacrale nella quale si orientavano tutti i “costruttori” della protostoria.
Al primo impatto sembra un luogo buio, ma è la luce ad esserne protagonista, accade un evento incredibile, all’arrivo dell’equinozio di primavera ogni anno un raggio di sole colpisce esattamente la fossa del nadir pavimentale ricoprendo di luce chiunque si trovi al suo interno in un punto preciso. Perché è stata costruita in maniera tanto particolare da relazionarsi con il sole, quali erano i rituali oggi sconosciuti che vi avvenivano?
Magari abbiamo perso la sua spiegazione archeologica, ma ad entrarvi si percepire la luce che in un ambiente così buio acquista un valore aggiunto, attiva in noi una memoria storica che ci ricorda che i nostri antenati avevano qualcosa che forse abbiamo ereditato, ma che ancora non abbiamo compreso completamente. Anche se non sappiamo cosa, “ricordare” è fondamentale e per farlo occorre visitare questi luoghi unici al mondo e sempre presenti nella nostra bellissima Italia.
Fonte e info: http://www.luoghimisteriosi.it/collaborazioni-fenix.html
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