Continuano a riservare sorprese le indagini archeologiche effettuate in relazione agli scavi per la realizzazione del Park San Giusto, a Trieste.
Un approfondimento, infatti, nel settore più occidentale dello spiazzo attiguo alla via del Teatro romano, a valle del muro caratterizzato dalla presenza di un notevole drenaggio di anfore, scoperto durante precedenti sondaggi, ha portato alla luce una nicchia, rivestita con malta idraulica ed un pozzo o bacino di fontana di forma quadrata. Ma la scoperta più interessante si è avuta quando si è deciso di approfondire lo scavo, nell’area al lato del pozzo o fontana, dove non erano conservate le lastre della pavimentazione, già in parte asportata proprio per il suo inserimento: una tubatura in piombo, risalente al I secolo d.C. recante un marchio a rilievo con il nome Publius Postumius Primigenius.
La tubatura, conservata per oltre due metri, apre la prospettiva ad ipotesi diverse, anche affascinanti, sulle quali, però, l’archeologa Paola Ventura, funzionario di zona della Soprintendenza, ancora non si pronuncia, in attesa di ulteriori approfondimenti.
Quello che è possibile dire, per ora, è che la fistula aquaria, questo il nome latino della tubatura, è stata rinvenuta in una zona di probabile destinazione pubblica, dotata di acqua corrente, e che il materiale usato, il piombo, per il suo costo elevato, veniva principalmente utilizzato proprio per distribuire in città l’acqua proveniente dagli acquedotti pubblici. Per questo motivo, spesso, i tubi venivano bollati con il nome del municipio o, a Roma, con il nome dell’imperatore.
Talvolta, però, venivano anche utilizzati per portare l’acqua corrente negli edifici privati più ricchi. In questo caso la bollatura richiamerebbe il committente o il produttore della tubatura o, ancora, il proprietario dell’edificio. Potrebbe, pertanto, essere Publius Postumius Primigenius un facoltoso, privato cittadino che poteva permettersi l’acqua corrente in casa?
Di sicuro, per ora, del nome riportato con il marchio a rilievo, si può solo dire che si tratta di un personaggio probabilmente fino ad oggi ignoto nel mondo romano, anche se un Marcus della gens Postumia è presente nell’iscrizione di un monumento funerario di Tergeste e i Postumii si ritrovano anche altrove nell’ambito della X regio (l’antica regione augustea Venetia et Histria), con particolare attestazione nella città di Brescia.
Un nuovo tassello, dunque, che sicuramente potrà contribuire a farci comprendere la destinazione e la funzione degli edifici, pubblici o privati, che sorgevano lungo l’antica linea di costa fino dal primo insediamento della città romana.
Un approfondimento, infatti, nel settore più occidentale dello spiazzo attiguo alla via del Teatro romano, a valle del muro caratterizzato dalla presenza di un notevole drenaggio di anfore, scoperto durante precedenti sondaggi, ha portato alla luce una nicchia, rivestita con malta idraulica ed un pozzo o bacino di fontana di forma quadrata. Ma la scoperta più interessante si è avuta quando si è deciso di approfondire lo scavo, nell’area al lato del pozzo o fontana, dove non erano conservate le lastre della pavimentazione, già in parte asportata proprio per il suo inserimento: una tubatura in piombo, risalente al I secolo d.C. recante un marchio a rilievo con il nome Publius Postumius Primigenius.
La tubatura, conservata per oltre due metri, apre la prospettiva ad ipotesi diverse, anche affascinanti, sulle quali, però, l’archeologa Paola Ventura, funzionario di zona della Soprintendenza, ancora non si pronuncia, in attesa di ulteriori approfondimenti.
Quello che è possibile dire, per ora, è che la fistula aquaria, questo il nome latino della tubatura, è stata rinvenuta in una zona di probabile destinazione pubblica, dotata di acqua corrente, e che il materiale usato, il piombo, per il suo costo elevato, veniva principalmente utilizzato proprio per distribuire in città l’acqua proveniente dagli acquedotti pubblici. Per questo motivo, spesso, i tubi venivano bollati con il nome del municipio o, a Roma, con il nome dell’imperatore.
Talvolta, però, venivano anche utilizzati per portare l’acqua corrente negli edifici privati più ricchi. In questo caso la bollatura richiamerebbe il committente o il produttore della tubatura o, ancora, il proprietario dell’edificio. Potrebbe, pertanto, essere Publius Postumius Primigenius un facoltoso, privato cittadino che poteva permettersi l’acqua corrente in casa?
Di sicuro, per ora, del nome riportato con il marchio a rilievo, si può solo dire che si tratta di un personaggio probabilmente fino ad oggi ignoto nel mondo romano, anche se un Marcus della gens Postumia è presente nell’iscrizione di un monumento funerario di Tergeste e i Postumii si ritrovano anche altrove nell’ambito della X regio (l’antica regione augustea Venetia et Histria), con particolare attestazione nella città di Brescia.
Un nuovo tassello, dunque, che sicuramente potrà contribuire a farci comprendere la destinazione e la funzione degli edifici, pubblici o privati, che sorgevano lungo l’antica linea di costa fino dal primo insediamento della città romana.
Info:
Ufficio Stampa e Comunicazione della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia
Viale Miramare 9 – Trieste
Carmelina Rubino, e-mail: carmelina.rubino@beniculturali.it, tel 040-4261442