Rinaldoniani, Umbri, Pelasgi, Villanoviani, Etruschi. Antiche culture che si intrecciano spesso col mito, ma di cui restano tracce sia negli scritti degli storici antichi che nei reperti archeologici. Mettendo in relazione le diverse fonti, il ricercatore Claudio Pofferi, studioso di discipline archeologiche già autore di saggi sulla civiltà etrusca, ha ricostruito la storia delle popolazioni che abitarono i territori della Piana fiorentina-pratese-pistoiese dal 3.300 al 450 a.C..
Qui dapprima abitarono popolazioni provenienti dall’area egeo-anatolica che, navigando i mari, raggiunsero molti luoghi del Mediterraneo: i Rinaldoniani, che praticavano il culto della Dea Madre, rappresentati nel mito dai Giganti. La loro civiltà intorno al 2000 a.C. soccombette di fronte all’avvento delle popolazioni indoeuropee che in Europa ed in Italia sono rappresentate dai cosiddetti portatori della cultura campaniforme. Questi Campaniformi indoeuropei provenivano dalle steppe asiatiche, erano parte di quel grande movimento di popoli identificato nei Kurgan. Occuparono l’Europa ed in Italia arrivarono, sempre proveniendo dal nord, in diverse ondate percorrendo due direttrici; la prima più occidentale che occupò le zone che gli storici antichi narrano essere occupate dai Liguri, l’altra più orientale che sempre gli stessi storici antichi scrivono essere occupate dagli Umbri.
A loro volta gli Umbri sono soppiantati in tante zone d’Italia dai Pelasgi sino a che questi ultimi decadettero, come narra Dionigi di Alicarnasso e come risulta dai ritrovamenti archeologici.
Intorno al 1200 a.C., dopo un periodo di grande crisi, in quasi tutta l’Italia si manifestano i segni di un nuovo periodo culturale caratterizzato, a differenza che nel periodo precedente, dal rito incineratorio.
Protovillanoviani e poi Villanoviani occupano larga parte dei siti precedentemente abitati dagli Umbri e dai Pelasgi. Queste popolazioni hanno la loro matrice nell’area carpatico-danubiana e fanno parte di quei popoli che, sotto vari nomi -anche con quello di Popoli del Mare- invadono vasti territori dell’Europa e dell’Anatolia. La loro comune origine appare dall’uso di riti comuni, come quello incineratorio oltre che dall’uso di decorazioni simili, come quelle relative a teste di uccelli che troviamo in Italia, in larga parte dell’Europa sino ad essere rappresentate in Egitto.
Verso il 1000 a C., in alcune zone occupate dai Protovillanoviani si sviluppa il fenomeno villanoviano che occuperà luoghi che saranno in seguito zone etrusche. Il racconto mitico degli antichi parla in proposito di personaggi come Enea, Tirreno, Tarconte che sono la raffigurazione nel mito della venuta di nuovi modelli culturali provenienti dall’oriente che caratterizzano la cultura villanoviana. Le tradizioni indicano circa la metà dell’XI sec. come il momento nel quale si passa da un generico protovillanoviano all’inizio della vera e propria era etrusca.
Gli Etruschi si sviluppano poi dall’epoca villanoviana, a quella orientalizzante ed arcaica.
Il quadro che ne risulta è notevole e di forte impatto con elementi di assoluta novità rispetto alla corrente saggistica e manualistica.
Qui dapprima abitarono popolazioni provenienti dall’area egeo-anatolica che, navigando i mari, raggiunsero molti luoghi del Mediterraneo: i Rinaldoniani, che praticavano il culto della Dea Madre, rappresentati nel mito dai Giganti. La loro civiltà intorno al 2000 a.C. soccombette di fronte all’avvento delle popolazioni indoeuropee che in Europa ed in Italia sono rappresentate dai cosiddetti portatori della cultura campaniforme. Questi Campaniformi indoeuropei provenivano dalle steppe asiatiche, erano parte di quel grande movimento di popoli identificato nei Kurgan. Occuparono l’Europa ed in Italia arrivarono, sempre proveniendo dal nord, in diverse ondate percorrendo due direttrici; la prima più occidentale che occupò le zone che gli storici antichi narrano essere occupate dai Liguri, l’altra più orientale che sempre gli stessi storici antichi scrivono essere occupate dagli Umbri.
A loro volta gli Umbri sono soppiantati in tante zone d’Italia dai Pelasgi sino a che questi ultimi decadettero, come narra Dionigi di Alicarnasso e come risulta dai ritrovamenti archeologici.
Intorno al 1200 a.C., dopo un periodo di grande crisi, in quasi tutta l’Italia si manifestano i segni di un nuovo periodo culturale caratterizzato, a differenza che nel periodo precedente, dal rito incineratorio.
Protovillanoviani e poi Villanoviani occupano larga parte dei siti precedentemente abitati dagli Umbri e dai Pelasgi. Queste popolazioni hanno la loro matrice nell’area carpatico-danubiana e fanno parte di quei popoli che, sotto vari nomi -anche con quello di Popoli del Mare- invadono vasti territori dell’Europa e dell’Anatolia. La loro comune origine appare dall’uso di riti comuni, come quello incineratorio oltre che dall’uso di decorazioni simili, come quelle relative a teste di uccelli che troviamo in Italia, in larga parte dell’Europa sino ad essere rappresentate in Egitto.
Verso il 1000 a C., in alcune zone occupate dai Protovillanoviani si sviluppa il fenomeno villanoviano che occuperà luoghi che saranno in seguito zone etrusche. Il racconto mitico degli antichi parla in proposito di personaggi come Enea, Tirreno, Tarconte che sono la raffigurazione nel mito della venuta di nuovi modelli culturali provenienti dall’oriente che caratterizzano la cultura villanoviana. Le tradizioni indicano circa la metà dell’XI sec. come il momento nel quale si passa da un generico protovillanoviano all’inizio della vera e propria era etrusca.
Gli Etruschi si sviluppano poi dall’epoca villanoviana, a quella orientalizzante ed arcaica.
Il quadro che ne risulta è notevole e di forte impatto con elementi di assoluta novità rispetto alla corrente saggistica e manualistica.
Info:
Edizioni Polistampa, Firenze 2011.
Claudio Pofferi – c.pofferi@alice.it