Il tempio di Apollo, tra gli edifici tipici della Ravenna romana, si trovava «ante portam quae vocatur Aurea iuxta amphiteatrum». Davanti alla porta chiamata Aurea, vicino all’anfiteatro.
Sono le parole dello storico Andrea Agnello, conosciuto ai ravennati soprattutto per il toponimo della via del centro (una traversa di via D’Azeglio). Di un anfiteatro a Ravenna, Agnello fa menzione più volte, come si può leggere anche nella traduzione della sua opera di Mario Pierpaoli e nel libro Le Mura – Scrigno della città, di Graziella Gardini Pasini.
Anfiteatro che tra l’altro è ritratto in versione stilizzata anche nel mosaico “Il porto di Classe”, custodito e ben visibile a tutti all’interno di Sant’Apollinare Nuovo. Secondo Agnello (e il mosaico lo confermerebbe), si trovava nei pressi della porta Aurea (che ora dà il nome alla via del carcere), vicino alle mura storiche della città. Più precisamente nell’area che attualmente è occupata dall’ex caserma Dante Alighieri di via Nino Bixio. A segnalarcelo, documenti alla mano, è Marina Giusti, grande appassionata di archeologia, conosciuta anche in Soprintendenza per la sua attività e protagonista di alcune interessanti scoperte di carattere archeologico. Giusti ha inviato tutta la documentazione proprio in Soprintendenza, allarmata «perché se continuiamo così Ravenna mangia se stessa».
L’allarme è dovuto al fatto che, come noto, la caserma sarà al centro di un vasto progetto di riqualificazione. La Soprintendenza – citata da Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna che in questi giorni ha contestato la variante urbanistica che aumenta la quota residenziale del comparto – si era già comunque fatta sentire un anno fa, parlando della possibile presenza nel sottosuolo «di strutture insediative che dall’età romana pervengono fino a quella medioevale». Strutture insediative che, secondo la nostra interlocutrice, sono in realtà addirittura un anfiteatro (senza considerare la vicinanza con il tempio di Apollo, come da citazione a inizio articolo).
Ecco perché – è la richiesta di Marina Giusti – sarebbe opportuno prima di qualsiasi tipo di intervento effettuare saggi conoscitivi nell’area, in quanto il tesoro nel sottosuolo rischierebbe di essere danneggiato anche solo, per esempio, realizzando delle fondamenta. Siamo di fronte, insomma, a un concreto rischio archeologico.
Un Comune come quello di Ravenna – è l’opinione di Giusti –, dove in pratica non è possibile scavare in centro senza portare alla luce testimonianze del passato (prova ne sono anche i lavori per le due isole ecologiche interrate di Hera) dovrebbe dotarsi di una Carta del rischio archeologico, come hanno fatto molti altri Comuni, e come previsto anche dalla legge regionale. Giusti si dice già pronta a collaborare alla sua realizzazione, di cui peraltro si parla da decenni, come testimoniano numerose documentazioni sul tema. La Carta sarebbe una sorta di mappa di quello che è tuttora esistente nel sottosuolo della città, che tra l’altro fu anche capitale di un impero. In questo modo si potrebbero gestire in maniera ottimale gli scavi delle future opere edilizie e sapere in anticipo dove non è possibile farli a causa della presenza di testimonianze archeologiche. Perché non è stato ancora possibile realizzare la carta? Sono troppo forti gli interessi del mattone? «Non dimentichiamoci – sottolinea Giusti – che Ravenna è candidata a capitale europea della cultura…».
L’ASSESSORE
«Prima dei lavori saranno fatte le dovute verifiche»
Sotto la caserma c’è un anfiteatro? «Può darsi, non escludo nulla, la Soprintendenza ci ha già avvertito del rischio archeologico dell’area».
La conferma arriva anche dall’assessore all’Urbanistica del Comune, Gabrio Maraldi. Per questo motivo l’Amministrazione ha già previsto in una variante urbanistica la realizzazione al posto dell’ex caserma di un autosilo che si estenderà in altezza (fino a un massimo di dieci metri) escludendo la possibilità dei parcheggi interrati.
«Poi prima di fare ogni altro intervento si faranno le dovute verifiche, le analisi, i carotaggi». Oltre al parcheggio, infatti, l’area sarà riqualificata con la possibilità di realizzare appartamenti, uffici, negozi, pubblici esercizi e anche del ricettivo.
«Pensiamo – dice Maraldi – di poter arrivare alla firma dell’accordo attuativo per la dismissione con il ministero nei primi mesi del 2012 per poi procedere con una gara europea per l’acquisto di quella che è una grande area di pregio sconosciuta che verrà così restituita alla città».
Sono le parole dello storico Andrea Agnello, conosciuto ai ravennati soprattutto per il toponimo della via del centro (una traversa di via D’Azeglio). Di un anfiteatro a Ravenna, Agnello fa menzione più volte, come si può leggere anche nella traduzione della sua opera di Mario Pierpaoli e nel libro Le Mura – Scrigno della città, di Graziella Gardini Pasini.
Anfiteatro che tra l’altro è ritratto in versione stilizzata anche nel mosaico “Il porto di Classe”, custodito e ben visibile a tutti all’interno di Sant’Apollinare Nuovo. Secondo Agnello (e il mosaico lo confermerebbe), si trovava nei pressi della porta Aurea (che ora dà il nome alla via del carcere), vicino alle mura storiche della città. Più precisamente nell’area che attualmente è occupata dall’ex caserma Dante Alighieri di via Nino Bixio. A segnalarcelo, documenti alla mano, è Marina Giusti, grande appassionata di archeologia, conosciuta anche in Soprintendenza per la sua attività e protagonista di alcune interessanti scoperte di carattere archeologico. Giusti ha inviato tutta la documentazione proprio in Soprintendenza, allarmata «perché se continuiamo così Ravenna mangia se stessa».
L’allarme è dovuto al fatto che, come noto, la caserma sarà al centro di un vasto progetto di riqualificazione. La Soprintendenza – citata da Alvaro Ancisi di Lista per Ravenna che in questi giorni ha contestato la variante urbanistica che aumenta la quota residenziale del comparto – si era già comunque fatta sentire un anno fa, parlando della possibile presenza nel sottosuolo «di strutture insediative che dall’età romana pervengono fino a quella medioevale». Strutture insediative che, secondo la nostra interlocutrice, sono in realtà addirittura un anfiteatro (senza considerare la vicinanza con il tempio di Apollo, come da citazione a inizio articolo).
Ecco perché – è la richiesta di Marina Giusti – sarebbe opportuno prima di qualsiasi tipo di intervento effettuare saggi conoscitivi nell’area, in quanto il tesoro nel sottosuolo rischierebbe di essere danneggiato anche solo, per esempio, realizzando delle fondamenta. Siamo di fronte, insomma, a un concreto rischio archeologico.
Un Comune come quello di Ravenna – è l’opinione di Giusti –, dove in pratica non è possibile scavare in centro senza portare alla luce testimonianze del passato (prova ne sono anche i lavori per le due isole ecologiche interrate di Hera) dovrebbe dotarsi di una Carta del rischio archeologico, come hanno fatto molti altri Comuni, e come previsto anche dalla legge regionale. Giusti si dice già pronta a collaborare alla sua realizzazione, di cui peraltro si parla da decenni, come testimoniano numerose documentazioni sul tema. La Carta sarebbe una sorta di mappa di quello che è tuttora esistente nel sottosuolo della città, che tra l’altro fu anche capitale di un impero. In questo modo si potrebbero gestire in maniera ottimale gli scavi delle future opere edilizie e sapere in anticipo dove non è possibile farli a causa della presenza di testimonianze archeologiche. Perché non è stato ancora possibile realizzare la carta? Sono troppo forti gli interessi del mattone? «Non dimentichiamoci – sottolinea Giusti – che Ravenna è candidata a capitale europea della cultura…».
L’ASSESSORE
«Prima dei lavori saranno fatte le dovute verifiche»
Sotto la caserma c’è un anfiteatro? «Può darsi, non escludo nulla, la Soprintendenza ci ha già avvertito del rischio archeologico dell’area».
La conferma arriva anche dall’assessore all’Urbanistica del Comune, Gabrio Maraldi. Per questo motivo l’Amministrazione ha già previsto in una variante urbanistica la realizzazione al posto dell’ex caserma di un autosilo che si estenderà in altezza (fino a un massimo di dieci metri) escludendo la possibilità dei parcheggi interrati.
«Poi prima di fare ogni altro intervento si faranno le dovute verifiche, le analisi, i carotaggi». Oltre al parcheggio, infatti, l’area sarà riqualificata con la possibilità di realizzare appartamenti, uffici, negozi, pubblici esercizi e anche del ricettivo.
«Pensiamo – dice Maraldi – di poter arrivare alla firma dell’accordo attuativo per la dismissione con il ministero nei primi mesi del 2012 per poi procedere con una gara europea per l’acquisto di quella che è una grande area di pregio sconosciuta che verrà così restituita alla città».
Autore: Luca Manservisi
Fonte: Ravenna e dintorni.it, 29 – 12 – 2011