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TORINO. Il Museo Egizio mette online la sua collezione, compresi i magazzini.

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C’e’ tutto ma proprio tutto nel database del Museo Egizio di Torino che viene presentato con il presidente della Fondazione Museo delle Antichita’ Egizie Alain Elkann e la direttrice Eleni Vassilika): i 6500 reperti esposti nel secentesco palazzo di Guarino Guarini, sede dal 1831 di una delle piu’ importanti collezioni egittologiche al mondo, oltre ai 4400 conservati nei magazzini gia’ conferiti dal ministero dei Beni Culturali dopo che il museo, sette anni fa, e’ diventato una Fondazione che unisce nella gestione pubblico e privato. Presto tocchera’ ai 1200 pezzi del lapidario, e poi agli altri 19 mila ancora da inventariare nei depositi. Si realizza in questo modo uno dei punti qualificanti del programma della direttrice Eleni Vassilika, che fin dal suo insediamento, nel 2005, ha puntato sulla piena accessibilita’, fisica e intellettuale, alle collezioni. Entro il 2015 il volto dell’antico museo sara’ radicalmente trasformato e alla fine la superficie espositiva risultera’ quasi raddoppiata, con l’acquisizione (dal luglio dell’anno prossimo) dei locali ora occupati dalla Galleria Sabauda.
Mentre i lavori avanzano, l’Egizio festeggia il suo 180° compleanno avviandosi a confermare il record storico di 576 mila visitatori registrato l’anno scorso, in coincidenza con l’ostensione della Sindone, nonostante la minore capacita’ di accoglienza dovuta ai lavori in corso («Ma abbiamo sempre tenuto tutto esposto», sottolinea la direttrice).
ramesse_aIntanto, pero’, mette a disposizione di tutti, in forma virtuale, il proprio straordinario patrimonio. Per ora soltanto in italiano, ma presto si rimediera’. Si accede al database dal sito del museo (www. museoegizio. it), cliccando sul link «Le collezioni» e quindi ancora su «Collezione». Comparira’ un schermata che consente le ricerche generiche, oppure per categoria (da «abbigliamento e ornamenti» a «ushabti» – piccole statue funerarie -, passando attraverso una trentina di voci), per materiale (legno, granito, tessuto ecc.), per provenienza (da «Abido» a «Valle delle Regine», 199 voci) e perfino per numero di inventario e collocazione museale.
«In questo modo», spiega la Vassilika, «se un visitatore vuole sapere di piu’ di un oggetto che ha visto nella Sala 3, ma di cui non si ricorda bene, potra’ ritrovarlo ugualmente».
Un esempio pratico: nella ricerca generica scriviamo «Nefertari» (la «bella tra le belle», grande sposa reale di Ramesse II). Avremo una lista 65 oggetti attinenti (amuleti, cassette, statue ecc.). Se clicchiamo su uno di questi, per esempio «Statuetta di Ahmose Nefertari», otterremo una scheda con le dimensioni, la datazione (Nuovo Regno, XVIII-XX dinastia), il materiale (legno policromo), la provenienza (Deir el-Medina), la categoria e la collocazione, oltre ovviamente alle foto. Segue una breve descrizione e una bibliografia, con tutti i libri presenti nella biblioteca dell’Egizio, e quelli delle altre principali raccolte specializzate, in cui l’oggetto in questione viene trattato. Insomma, davvero, i segreti dell’Egizio non sono mai stati cosi’ accessibili.
«Ci siano messi nei panni di un ragazzo delle scuole medie», commenta la direttrice, «per questo non ci siamo dilungati troppo nelle descrizioni, lasciando a chi volesse la possibilita’ di approfondire. Abbiamo voluto offrire una ricerca friendly».
Il software utilizzato – Museum Plus, messo a punto da una societa’ svizzera – consente di gestire un gran numero di informazioni, comprese quelle che non sono state messe in rete, come il valore assicurativo dei singoli pezzi. Piuttosto contenuti i costi, circa 50 mila euro, grazie anche alla collaborazione di tutti quelli che sono impegnati al riallestimento del museo, lavorando soprattutto il lunedi’, giorno di chiusura.
«Molte fotografie le abbiamo fatte noi», aggiunge la Vassilika, «in qualche caso piu’ d’una per ogni reperto, in modo da offrirne tutti i dettagli e le prospettive. In altri casi, quando erano di buona qualita’, abbiamo utilizzato le vecchie foto in bianco e nero».
E’ invece sulle schede che si e’ intervenuti a fondo. Ce n’erano alcune che si portavano dietro errori grossolani di origine ottocentesca. La direttrice fa un esempio: «Prima nella descrizione di un djed, un amuleto in forma di geroglifico che rappresenta la stabilita’, si trovava: ”legno dorato, smaltato”. Un’assurdita’, perche’ un oggetto di legno finirebbe bruciato dalle alte temperature necessarie per lo smalto. Adesso abbiamo corretto: ”legno dorato, con incastri di pasta di vetro”».
L’occasione del database e’ servita per riprendere in mano tutti i reperti uno per uno, aggiornare e correggere dove necessario. Un lavoro che pone l’Egizio all’avanguardia tra gli altri musei consimili.
«Il Metropolitan di New York», dice la Vassilika, «ha scansionato e messo online le vecchie schede, senza controllarle. Il British Museum non ha messo tutti i pezzi, e poi non propone categorie organizzate, cosi’ e’ uno strumento utilizzabile solo da chi sa cosa cercare. Il Louvre sta cominciando ora, l’Altes Museum di Berlino ha online soltanto l’archeologia classica. Al Cairo, invece, e’ avviato un progetto ”Eternal Egypt” per un grande database che ospita anche 250 nostri oggetti, ma e’ indipendente dal museo».
Anche a Torino, chiarisce la direttrice, il work e’ in progress: «Siamo aperti ai contributi, in particolare invitiamo gli studiosi di tutto il mondo a arricchire la nostra bibliografia».
L’auspicio e’ quello di dare vita a una comunita’ virtuale senza confini, dove possano entrare, e trovare quel che serve loro, gli egittologi come i semplici appassionati, e soprattutto gli studenti. Per gli Egizi, gia’ consegnati alla durata eterna dal lavoro degli antichi mummuficatori, si spalancano le porte dell’eternita’ digitale.
Fonte: La Stampa.it, 18/10/2011
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