L’Uomo di Neandertal ancora al centro di nuove scoperte. E’ stato infatti pubblicato sul numero di novembre-dicembre della rivista Archeologia Viva, un articolo su Grotta di Fumane (Monti Lessini, Verona) e le piume di adorno dei Neandertaliani, a firma di Marco Peresani del Dipartimento di Biologia ed Evoluzione dell’Università di Ferrara e del suo gruppo di ricerca.
“La scoperta – spiega Peresani – di straordinario interesse per lo studio dell’Uomo di Neandertal e, in generale, per l’evoluzione umana, è emersa in seguito a uno studio condotto su resti ossei di varie specie di uccelli (avvoltoi, aquila, falco cuculo, gracchio alpino, ecc.) provenienti da uno strato risalente a 44mila anni fa a Grotta di Fumane. I risultati aprono un nuovo scenario sul comportamento degli ultimi neandertaliani, dimostrando come questi nostri cugini scomparsi dall’Europa poche migliaia di anni dopo, si servissero delle ali o delle penne più spettacolari a fini ornamentali. Grazie al perfetto stato di conservazione delle ossa, è stato possibile analizzare questi reperti e riconoscere tracce di tagli effettuati con strumenti in pietra, finalizzati al recupero delle ali e delle penne remiganti più vistose. Oltre a retrodatare di decine di migliaia di anni questa pratica nella storia evolutiva umana, sinora considerata appannaggio di società più complesse, la scoperta rafforza precedenti ipotesi che suggerivano un uso a fini simbolici e/o ornamentali di coloranti minerali da parte di Homo neanderthalensis per dipingersi il corpo”.
“La scoperta – spiega Peresani – di straordinario interesse per lo studio dell’Uomo di Neandertal e, in generale, per l’evoluzione umana, è emersa in seguito a uno studio condotto su resti ossei di varie specie di uccelli (avvoltoi, aquila, falco cuculo, gracchio alpino, ecc.) provenienti da uno strato risalente a 44mila anni fa a Grotta di Fumane. I risultati aprono un nuovo scenario sul comportamento degli ultimi neandertaliani, dimostrando come questi nostri cugini scomparsi dall’Europa poche migliaia di anni dopo, si servissero delle ali o delle penne più spettacolari a fini ornamentali. Grazie al perfetto stato di conservazione delle ossa, è stato possibile analizzare questi reperti e riconoscere tracce di tagli effettuati con strumenti in pietra, finalizzati al recupero delle ali e delle penne remiganti più vistose. Oltre a retrodatare di decine di migliaia di anni questa pratica nella storia evolutiva umana, sinora considerata appannaggio di società più complesse, la scoperta rafforza precedenti ipotesi che suggerivano un uso a fini simbolici e/o ornamentali di coloranti minerali da parte di Homo neanderthalensis per dipingersi il corpo”.
Fonte: Quotidiano del Nord, 27/12/2011