Può un rivolo d’acqua “declassato” a fogna giocare un ruolo nella storia? Sì, se appartiene al Colosseo.
«Un monumento che sarà più famoso d’ogni altra opera umana», scrisse Marziale per descrivere l’anfiteatro che a distanza di millenni è ancora il simbolo di Roma. Dove ogni cosa è importante, ha senso e funzionalità. A cominciare dalle sue viscere, gallerie dove corre l’acqua da millenni, sotterranei in parte visibili dall’alto ma aperti solo a pochi visitatori. Di ciò che accadeva sopra l’arena sappiamo tutto o quasi.
Combattimenti tra gladiatori, con leoni, tigri, orsi e giraffe massacrati a decine di migliaia. Un dato per tutti: nell’estate dell’80, sotto Tito, vennero uccisi 5 mila animali in cento giorni. Sangue e arena dunque ma anche giochi d’acqua e battaglie navali. I tanti ambienti sotterranei permettevano di allagare il palcoscenico dell’anfiteatro.
«Si trattava di navi su scala ridotta – dice la professoressa Rossella Rea, da 26 anni responsabile del Colosseo per la Sovraintendenza speciale per i Beni Archeologici -. Ma ciò che il Colosseo “nasconde” sotto, nelle gallerie, potrebbe regalare sorprese. Nel 2008 fu scoperta una porzione di una statua equestre che forse proveniva dalla vicina Domus Aurea».
Per questo l’Associazione Roma Sotterrane,a con l’architetto Valeria Casella, sta portando avanti per la Sovraintendenza l’esplorazione e la mappatura di queste opere per alcune delle quali sarà necessario l’aiuto di speleologi subacquei.
«Sappiamo di quattro gallerie – prosegue la Rea -. Quella verso est che collegava l’anfiteatro con il Ludus Magnus, la palestra caserma dei gladiatori, fu tagliata nell’800. Quella opposta, in direzione del tempio di Venere e Roma, probabilmente utilizzata per l’allestimento delle complesse scenografie degli spettacoli, venne tranciata dai lavori della metro B. E ancora quella a nord verso Colle Oppio, interrata, mentre sono stati scavati solo pochi metri di quella a sud verso il Celio».
Ma esiste una quinta galleria, posizionata sotto il palco imperiale, di epoca domiziana, rifinita con intonaco dipinto a stucchi e pavimento a tessere bianche e nere, identificata come un percorso di accesso riservato all’imperatore. «Doveva mettere in comunicazione con l’edificio imperiale nella zona del tempio di Claudio – ipotizza la professoressa Rea – la galleria è nota come il passaggio di Commodo ed è ricordata come il luogo in cui si attentò alla vita dell’imperatore».
Lo stesso tiranno del film Il Gladiatore. «Forse il passaggio di Commodo conduceva fino al Celio, dove risiedeva. Ma alla fine sono ipotesi», fa notare Maria Laura Cafini, assistente della prof. Rea. Un piccolo mistero in un monumento dalle molte vite, da consegnare all’eternità senza buchi neri. «Tra la fine del V e il VI secolo i sotterranei vengono interrati volutamente – dice la Rea – Decade la gladiatura e non si svolgono più spettacoli. Tra il VI e il IX secolo si hanno scarne notizie. Nell’anfiteatro nasce una cittadella con case, orti e la fortezza dei Frangipane. Poi la consacrazione al martirio dei cristiani da parte di Sisto V ne cambia nuovamente il destino».
C’è ancora da scoprire: nuovi condotti idraulici di dimensioni tali da non giustificare lo smaltimento dell’acqua piovana e gli scarichi dell’anfiteatro. Sotto scorrono diverse falde acquifere. Una, ad esempio, arriva da San Clemente. Sopra, invece, si aggiorna di continuo il libro della storia.
«Tempo fa mi sono calata dalla botola di una fogna – racconta Rossella Rea – per entrare in una galleria di 9 metri di altezza rivestita in travertino. Il Colosseo ha strutture megalitiche collegate con l’esterno che potrebbero regalare scoperte uniche. Ma sterrare sarebbe impossibile. Sono costi immensi. Le risorse servono alla conservazione. Molte delle scoperte arrivano proprio da questa attività: le monete medievali a conferma della vita al suo interno in quel periodo e una lettera d’amore di inizio ‘900 scritta da un restauratore che la cementò nell’interstizio di una colonna».
Per la cronaca. La Sovraintendenza sta cercando l’autore della missiva. Per fargliela riavere.
Combattimenti tra gladiatori, con leoni, tigri, orsi e giraffe massacrati a decine di migliaia. Un dato per tutti: nell’estate dell’80, sotto Tito, vennero uccisi 5 mila animali in cento giorni. Sangue e arena dunque ma anche giochi d’acqua e battaglie navali. I tanti ambienti sotterranei permettevano di allagare il palcoscenico dell’anfiteatro.
«Si trattava di navi su scala ridotta – dice la professoressa Rossella Rea, da 26 anni responsabile del Colosseo per la Sovraintendenza speciale per i Beni Archeologici -. Ma ciò che il Colosseo “nasconde” sotto, nelle gallerie, potrebbe regalare sorprese. Nel 2008 fu scoperta una porzione di una statua equestre che forse proveniva dalla vicina Domus Aurea».
Per questo l’Associazione Roma Sotterrane,a con l’architetto Valeria Casella, sta portando avanti per la Sovraintendenza l’esplorazione e la mappatura di queste opere per alcune delle quali sarà necessario l’aiuto di speleologi subacquei.
«Sappiamo di quattro gallerie – prosegue la Rea -. Quella verso est che collegava l’anfiteatro con il Ludus Magnus, la palestra caserma dei gladiatori, fu tagliata nell’800. Quella opposta, in direzione del tempio di Venere e Roma, probabilmente utilizzata per l’allestimento delle complesse scenografie degli spettacoli, venne tranciata dai lavori della metro B. E ancora quella a nord verso Colle Oppio, interrata, mentre sono stati scavati solo pochi metri di quella a sud verso il Celio».
Ma esiste una quinta galleria, posizionata sotto il palco imperiale, di epoca domiziana, rifinita con intonaco dipinto a stucchi e pavimento a tessere bianche e nere, identificata come un percorso di accesso riservato all’imperatore. «Doveva mettere in comunicazione con l’edificio imperiale nella zona del tempio di Claudio – ipotizza la professoressa Rea – la galleria è nota come il passaggio di Commodo ed è ricordata come il luogo in cui si attentò alla vita dell’imperatore».
Lo stesso tiranno del film Il Gladiatore. «Forse il passaggio di Commodo conduceva fino al Celio, dove risiedeva. Ma alla fine sono ipotesi», fa notare Maria Laura Cafini, assistente della prof. Rea. Un piccolo mistero in un monumento dalle molte vite, da consegnare all’eternità senza buchi neri. «Tra la fine del V e il VI secolo i sotterranei vengono interrati volutamente – dice la Rea – Decade la gladiatura e non si svolgono più spettacoli. Tra il VI e il IX secolo si hanno scarne notizie. Nell’anfiteatro nasce una cittadella con case, orti e la fortezza dei Frangipane. Poi la consacrazione al martirio dei cristiani da parte di Sisto V ne cambia nuovamente il destino».
C’è ancora da scoprire: nuovi condotti idraulici di dimensioni tali da non giustificare lo smaltimento dell’acqua piovana e gli scarichi dell’anfiteatro. Sotto scorrono diverse falde acquifere. Una, ad esempio, arriva da San Clemente. Sopra, invece, si aggiorna di continuo il libro della storia.
«Tempo fa mi sono calata dalla botola di una fogna – racconta Rossella Rea – per entrare in una galleria di 9 metri di altezza rivestita in travertino. Il Colosseo ha strutture megalitiche collegate con l’esterno che potrebbero regalare scoperte uniche. Ma sterrare sarebbe impossibile. Sono costi immensi. Le risorse servono alla conservazione. Molte delle scoperte arrivano proprio da questa attività: le monete medievali a conferma della vita al suo interno in quel periodo e una lettera d’amore di inizio ‘900 scritta da un restauratore che la cementò nell’interstizio di una colonna».
Per la cronaca. La Sovraintendenza sta cercando l’autore della missiva. Per fargliela riavere.
Autore: Cinzia Tralicci
Fonte: Il Tempo.it, 31/08/2011