Spuntano tesori dalla cisterna dell’antico tempio di Ercole. Grazie al lavoro minuzioso dei tecnici della Soprintendenza per i beni archeologici dell’Abruzzo sono tornate alla luce tracce dell’edificio sacro e del piazzale antistante gettati nel struttura usata per la raccolta delle acque.
Tra le macerie sono stati rinvenuti resti di statue in marmo e bronzo e fregi di materiali diversi. Con tutta probabilità gli abitanti di Alba Fucens furono protagonisti di un sisma devastante che distrusse parte dell’abitato e li spinse a usare la cisterna come discarica per smaltire le macerie e costruire nuovi insediamenti.
Dall’avvio degli scavi, ripresi dopo due anni di pausa, sono molte le novità emerse nella colonia romana. La più significativa è proprio la cisterna che si trova nell’area usata un tempo come piazzale del tempio. Scavando nella struttura gli archeologi hanno potuto trovare dei piccoli tasselli che gli permetteranno di ricostruire la conformazione del tempio e della piazza antistante e di fare un passo in avanti per svelare cosa c’era nell’antica Alba Fucens.
Una campagna di scavi proficua dunque che ha fatto emergere tra i resti di mura, i mattoni in terracotta e terriccio e i frammenti di macerie anche dei piccoli tesori. Nei quattro metri della discarica sono state rinvenute una mano in marmo bianco con un oggetto tra le dita e una mano in bronzo che con tutta probabilità faceva parte di una statua di grandi dimensioni.
Sottoterra sono state anche conservati frammenti in marmo che forse ornavano il tempio, formelle policrome con decori geometrici, e altri reperti che dovranno passare al vaglio dei reperti per la catalogazione e la datazione. Durante l’estrazione delle macerie i tecnici della Soprintendenza hanno potuto recuperare anche delle antiche colonne, che probabilmente facevano parte del porticato del tempio del quale non si conosce la pianta precisa, spezzate in più parti proprio dalla forza del sisma del V secolo dopo Cristo. I reperti sono stati estratti dai tecnici della Soprintendenza e trasferiti nei laboratori per la catalogazione e lo studio che permetterà agli archeologi di scoprire qualcosa in più sul tempio di Ercole.
Tra le macerie sono stati rinvenuti resti di statue in marmo e bronzo e fregi di materiali diversi. Con tutta probabilità gli abitanti di Alba Fucens furono protagonisti di un sisma devastante che distrusse parte dell’abitato e li spinse a usare la cisterna come discarica per smaltire le macerie e costruire nuovi insediamenti.
Dall’avvio degli scavi, ripresi dopo due anni di pausa, sono molte le novità emerse nella colonia romana. La più significativa è proprio la cisterna che si trova nell’area usata un tempo come piazzale del tempio. Scavando nella struttura gli archeologi hanno potuto trovare dei piccoli tasselli che gli permetteranno di ricostruire la conformazione del tempio e della piazza antistante e di fare un passo in avanti per svelare cosa c’era nell’antica Alba Fucens.
Una campagna di scavi proficua dunque che ha fatto emergere tra i resti di mura, i mattoni in terracotta e terriccio e i frammenti di macerie anche dei piccoli tesori. Nei quattro metri della discarica sono state rinvenute una mano in marmo bianco con un oggetto tra le dita e una mano in bronzo che con tutta probabilità faceva parte di una statua di grandi dimensioni.
Sottoterra sono state anche conservati frammenti in marmo che forse ornavano il tempio, formelle policrome con decori geometrici, e altri reperti che dovranno passare al vaglio dei reperti per la catalogazione e la datazione. Durante l’estrazione delle macerie i tecnici della Soprintendenza hanno potuto recuperare anche delle antiche colonne, che probabilmente facevano parte del porticato del tempio del quale non si conosce la pianta precisa, spezzate in più parti proprio dalla forza del sisma del V secolo dopo Cristo. I reperti sono stati estratti dai tecnici della Soprintendenza e trasferiti nei laboratori per la catalogazione e lo studio che permetterà agli archeologi di scoprire qualcosa in più sul tempio di Ercole.
Autore: Eleonora Berardinetti
Fonte: Il Centro.it, 13 luglio 2011