Una mansio romana di oltre 150 metri quadrati, una necropoli sulle rive dell’Isonzo dove riposano vari gruppi famigliari, il ritrovamento di scheletri umani, adorni di monili, orecchini e fibule, una vasca per uso industriale utilizzata per mescolare calce.
Questo e molto altro custodisce il terreno in località Mainizza in comune di Farra d’Isonzo. Un’area sulla quale la Sovrintendenza archeologica regionale ha già fatto eseguire recentemente delle campagne di scavi per verificare il tesoro sotto le zolle a una profondità di poco più di un metro.
Un sito archeologico di circa un ettaro attorno alla Chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore che il sindaco Alessandro Fabbro ritiene strategico per un investimento di recupero e valorizzazione di un passato riferibile al I e II secolo d.C.
Quando quelle terre erano attraversate dalla via Iulia-Emona, e l’Isonzo scavalcato da un ponte che poggiava su possenti pilastri in pietra di 10 metri di larghezza, ora fagocitati dal letto del fiume.
«Abbiamo già messo a bilancio 35mila euro. Una prima posta per scommettere sulla realizzazione di un parco archeologico che giudichiamo prezioso, ecco perché a tutela dell’area abbiamo già installato un sistema di videosorveglianza» – commenta il sindaco Fabbro.
«Ci muoviamo in stretta collaborazione con la Sovrintendenza archeologica, unica competente e autorizzata al recupero e conservazione delle vestigia presenti nel sottosuolo, ma da parte nostra intendiamo investire per fare dell’area un luogo di interesse scientifico con una prospettiva e vocazione turistica e culturale. Crediamo nel forte valore simbolico rappresentato dal sito della Mainizza. Un punto di incontro fra il mondo friulano e quello slavo, fra due culture, fra il Collio e l’Isonzo nel segno dell’unità della provincia».
Il comune intende realizzare a breve la prima di quattro strutture leggere costruite in ferro con una copertura trasparente e i lati aperti. Un manufatto di 6 metri per 6 sotto il quale possono essere riposti e visibili le lapidi, i monumenti funerari, i fregi e gli altri reperti in pietra ritrovati negli anni Sessanta e Ottanta, ora addossati alla chiesetta.
La scelta di procedere per lotti permetterà la crescita del complesso in rapporto all’opera di scavo e dunque riemersione dei reperti. Il fatto che il sito della Mainizza fosse uno snodo in epoca romana era risaputo. Le novità degli ultimi scavi riguardano i tesori conservati nel sottosuolo. La mansio, denominata ad Pontem Sonti, era paragonabile a una “spa” di oggi, un albergo e centro benessere super lusso.
Vi soggiornavano non i semplici legionari ma gli alti funzionari romani. Rispetto agli scavi eseguiti negli anni Trenta l’indagine di oggi rivela che il complesso era molto ampio e articolato.
Sono stati infatti rintracciati i perimetri di 3 absidi che probabilmente corrispondevano ai locali calidarium, tepidarium e frigidarium delle terme. Èstata inoltre scoperta una base in cocciopesto a sostegno di una decorazioni musiva, stando ad alcune tessere ritrovate.
L’insediamento era inoltre arricchito da bagni, un albergo, stalle per gli animali e un tempio.
«Una piccola Aquileia sull’Isonzo, conclude il sindaco Fabbro, da valorizzare anche in chiave turistica».
Questo e molto altro custodisce il terreno in località Mainizza in comune di Farra d’Isonzo. Un’area sulla quale la Sovrintendenza archeologica regionale ha già fatto eseguire recentemente delle campagne di scavi per verificare il tesoro sotto le zolle a una profondità di poco più di un metro.
Un sito archeologico di circa un ettaro attorno alla Chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore che il sindaco Alessandro Fabbro ritiene strategico per un investimento di recupero e valorizzazione di un passato riferibile al I e II secolo d.C.
Quando quelle terre erano attraversate dalla via Iulia-Emona, e l’Isonzo scavalcato da un ponte che poggiava su possenti pilastri in pietra di 10 metri di larghezza, ora fagocitati dal letto del fiume.
«Abbiamo già messo a bilancio 35mila euro. Una prima posta per scommettere sulla realizzazione di un parco archeologico che giudichiamo prezioso, ecco perché a tutela dell’area abbiamo già installato un sistema di videosorveglianza» – commenta il sindaco Fabbro.
«Ci muoviamo in stretta collaborazione con la Sovrintendenza archeologica, unica competente e autorizzata al recupero e conservazione delle vestigia presenti nel sottosuolo, ma da parte nostra intendiamo investire per fare dell’area un luogo di interesse scientifico con una prospettiva e vocazione turistica e culturale. Crediamo nel forte valore simbolico rappresentato dal sito della Mainizza. Un punto di incontro fra il mondo friulano e quello slavo, fra due culture, fra il Collio e l’Isonzo nel segno dell’unità della provincia».
Il comune intende realizzare a breve la prima di quattro strutture leggere costruite in ferro con una copertura trasparente e i lati aperti. Un manufatto di 6 metri per 6 sotto il quale possono essere riposti e visibili le lapidi, i monumenti funerari, i fregi e gli altri reperti in pietra ritrovati negli anni Sessanta e Ottanta, ora addossati alla chiesetta.
La scelta di procedere per lotti permetterà la crescita del complesso in rapporto all’opera di scavo e dunque riemersione dei reperti. Il fatto che il sito della Mainizza fosse uno snodo in epoca romana era risaputo. Le novità degli ultimi scavi riguardano i tesori conservati nel sottosuolo. La mansio, denominata ad Pontem Sonti, era paragonabile a una “spa” di oggi, un albergo e centro benessere super lusso.
Vi soggiornavano non i semplici legionari ma gli alti funzionari romani. Rispetto agli scavi eseguiti negli anni Trenta l’indagine di oggi rivela che il complesso era molto ampio e articolato.
Sono stati infatti rintracciati i perimetri di 3 absidi che probabilmente corrispondevano ai locali calidarium, tepidarium e frigidarium delle terme. Èstata inoltre scoperta una base in cocciopesto a sostegno di una decorazioni musiva, stando ad alcune tessere ritrovate.
L’insediamento era inoltre arricchito da bagni, un albergo, stalle per gli animali e un tempio.
«Una piccola Aquileia sull’Isonzo, conclude il sindaco Fabbro, da valorizzare anche in chiave turistica».
Autore: Margherita Reguitti
Fonte: Il Piccolo,it, 24 giugno 2011