Un “tesoretto” di circa 600 monete bronzee del terzo secolo a.C. è stato scoperto a Pantelleria. Il ritrovamento è il primo concreto risultato delle indagini archeologiche subacquee per la valorizzazione dei siti sommersi in prossimità delle infrastrutture di Cala Tramontana a Pantelleria iniziate alcuni giorni fa.
Il progetto è stato finanziato da Arcus SpA e sarà realizzato da Pantelleria Ricerche, dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, dalla Soprintendenza dei Beni Culturali di Trapani e dal Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari.
“Durante le prime ricognizioni – spiega il dottor Leonardo Abelli, direttore scientifico del progetto – l’esploratore subacqueo Francesco Spaggiari ha individuato un’area che presentava una piccola dispersione superficiale di monete bronzee. L’approfondimento delle indagini ha permesso di riportare alla luce un tesoretto costituito da circa 600 monete”.
Le monete recano al diritto una testa di donna con lo sguardo rivolto verso sinistra; l’acconciatura, che mostra alcune varianti, è sostenuta da una corona di grano: la figura è identificabile con la dea Tanit. Nel rovescio c’è invece una testa di cavallo che guarda a destra, elemento che potrebbe essere determinante per l’attribuzione della zecca. Ad una prima analisi, le monete sembrano infatti di zecca sardo-punica e siculo-punica spiega il prof. Pier Giorgio Spanu dell’Università di Sassari.
Si tratta di conii compresi entro un ambito cronologico tra il 300 e il 264 a.c., anche se la circolazione di tali monete è proseguita fino alla fine del terzo secolo a.C.. Il tesoretto di monete doveva essere originariamente riposto all’interno di un sacchetto o di un altro contenitore in materiale deperibile, o in alternativa (ma ciò è meno probabile) in un contenitore ceramico da cui le monete potrebbero essere fuoriuscite. Il prosieguo dello scavo potrà chiarire meglio la loro contestualizzazione.
In ogni caso, la cronologia delle monete si accorda con la datazione del materiale anforario presente in quantità nella cala, in particolare le anfore greco-italiche e le anfore cartaginesi che sembrano riportare ad un orizzonte cronologico della seconda metà del III secolo a.c. Anche se tali materiali potrebbero riferirsi non necessariamente ad un’imbarcazione naufragata, ma a diversi processi formativi del contesto (ad esempio un’operazione di alleggerimento dell’imbarcazione), la presenza del tesoretto lascia invece ben sperare circa la possibile esistenza di un relitto.
Il ritrovamento, spiega il soprintendente Sebastiano Tusa, rappresenta una conferma dell’importante ruolo economico che Pantelleria ebbe in epoca punico ellenistica come meta di scambi commerciali dalla Sicilia verso l’Africa e viceversa ed anche come luogo di produzione agricola.
L’Assessore ai Beni Culturali ed all’identità Siciliana Sebastiano Missineo, congratulandosi per il ritrovamento ha confermato il suo impegno per rafforzare, anche grazie a questa scoperta, la già forte immagine di Pantelleria come meta primaria del turismo culturale archeologico Mediterraneo.
Il presidente di Arcus, ambasciatore Ludovico Ortona, plaude all’importantissimo rinvenimento delle monete antiche con la speranza che il prosieguo delle attività porti ad ulteriori rinvenimenti.
Il progetto è stato finanziato da Arcus SpA e sarà realizzato da Pantelleria Ricerche, dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, dalla Soprintendenza dei Beni Culturali di Trapani e dal Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari.
“Durante le prime ricognizioni – spiega il dottor Leonardo Abelli, direttore scientifico del progetto – l’esploratore subacqueo Francesco Spaggiari ha individuato un’area che presentava una piccola dispersione superficiale di monete bronzee. L’approfondimento delle indagini ha permesso di riportare alla luce un tesoretto costituito da circa 600 monete”.
Le monete recano al diritto una testa di donna con lo sguardo rivolto verso sinistra; l’acconciatura, che mostra alcune varianti, è sostenuta da una corona di grano: la figura è identificabile con la dea Tanit. Nel rovescio c’è invece una testa di cavallo che guarda a destra, elemento che potrebbe essere determinante per l’attribuzione della zecca. Ad una prima analisi, le monete sembrano infatti di zecca sardo-punica e siculo-punica spiega il prof. Pier Giorgio Spanu dell’Università di Sassari.
Si tratta di conii compresi entro un ambito cronologico tra il 300 e il 264 a.c., anche se la circolazione di tali monete è proseguita fino alla fine del terzo secolo a.C.. Il tesoretto di monete doveva essere originariamente riposto all’interno di un sacchetto o di un altro contenitore in materiale deperibile, o in alternativa (ma ciò è meno probabile) in un contenitore ceramico da cui le monete potrebbero essere fuoriuscite. Il prosieguo dello scavo potrà chiarire meglio la loro contestualizzazione.
In ogni caso, la cronologia delle monete si accorda con la datazione del materiale anforario presente in quantità nella cala, in particolare le anfore greco-italiche e le anfore cartaginesi che sembrano riportare ad un orizzonte cronologico della seconda metà del III secolo a.c. Anche se tali materiali potrebbero riferirsi non necessariamente ad un’imbarcazione naufragata, ma a diversi processi formativi del contesto (ad esempio un’operazione di alleggerimento dell’imbarcazione), la presenza del tesoretto lascia invece ben sperare circa la possibile esistenza di un relitto.
Il ritrovamento, spiega il soprintendente Sebastiano Tusa, rappresenta una conferma dell’importante ruolo economico che Pantelleria ebbe in epoca punico ellenistica come meta di scambi commerciali dalla Sicilia verso l’Africa e viceversa ed anche come luogo di produzione agricola.
L’Assessore ai Beni Culturali ed all’identità Siciliana Sebastiano Missineo, congratulandosi per il ritrovamento ha confermato il suo impegno per rafforzare, anche grazie a questa scoperta, la già forte immagine di Pantelleria come meta primaria del turismo culturale archeologico Mediterraneo.
Il presidente di Arcus, ambasciatore Ludovico Ortona, plaude all’importantissimo rinvenimento delle monete antiche con la speranza che il prosieguo delle attività porti ad ulteriori rinvenimenti.
Autore: Renzo De Simone
Fonte: Ministero BBAA Culturali