Nel Bacino Grande nell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo, a 2 m di profondità, è stato rinvenuto un relitto a seguito dei lavori di sostentamento dei tratti costieri. Questo era stato già segnalato dall’istruttore subacqueo Salvatore Gubello, conosciuto come Sasà, ma il progetto di ricerca che ha portato alla sua definitiva scoperta è stato coordinato dalla Prof.ssa Rita Auriemma, docente di Archeologia Subacquea presso l’Università del Salento, e dal Dott. Giuseppe Mastronuzzi del Dipartimento di Geologia dell’Università degli Studi di Bari, ed è stato coadiuvato dall’Associazione Culturale Galea.
Il relitto è stato rinvenuto su un letto di sedimenti la cui consistenza è limo-argillosa compatta. Per quanto riguarda la datazione, al momento non è certa ma è stata esclusa l’epoca romana a favore di un periodo successivo. Purtroppo i frammenti ceramici rinvenuti nei pressi del relitto non sono stati ritenuti pertinenti al contesto perciò non possono darci alcuna notizia utile. Mentre importantissimi per la datazione saranno i risultati che si otterranno dallo studio dei campioni organici provenienti dal relitto, per mezzo dell’AMS Accelerator Mass Spectroscopy del CEDAD, Centro di Datazione e Diagnostica di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento, realizzato da L. Calcagnile e da G. Quarta.
Questo non è la prima attestazione subacquea nota nel leccese: nei pressi di Torre Chianca è noto un relitto di navis lapidaria, che trasportava un carico di colonne realizzate in marmo cipollino, datata al II-III secolo d.C.; è stata individuata una struttura pertinente all’insediamento di Scalo di Furno, risalente all’Età del Bronzo; ci sono stati rinvenimenti isolati di anfore, ancore e materiale ceramico vario; infine, sono stati messi in luce, sul promontorio di Torre Chianca, livelli di frequentazione e resti di muri e manufatti risalenti all’età romana riferibili a un insediamento produttivo legato alle risorse marine e a un’area necropolare.
La riuscita del progetto di ricerca si evince anche dalle parole di soddisfazione del Dott. Sergio Fai, che ha partecipato alla scoperta del relitto, e della Prof.ssa Rita Auriemma, la quale pone l’attenzione sull’importanza che avrebbe la realizzazione di un Parco Archeologico nell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo. Questo porterebbe a una continua valorizzazione del sito e porterebbe, soprattutto, allo sviluppo di un turismo orientato sia all’aspetto naturalistico sia a quello storico-archeologico.
Data la potenzialità archeologica evidenziata, il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento e l’Area Marina Protetta di Porto Cesareo hanno avviato, con il Dipartimento di Geologia dell’Università degli Studi di Bari e con il CNR-Ibam di Lecce, una collaborazione per la realizzazione di un progetto pluriennale in cui sono previste diverse attività, come Sentieri Blu a Porto Cesareo e un Progetto di ricerca e di valorizzazione delle presenze archeologiche sommerse nell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo. Questo progetto verrà sottoposto alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, in modo da poter essere successivamente realizzato.
Il relitto è stato rinvenuto su un letto di sedimenti la cui consistenza è limo-argillosa compatta. Per quanto riguarda la datazione, al momento non è certa ma è stata esclusa l’epoca romana a favore di un periodo successivo. Purtroppo i frammenti ceramici rinvenuti nei pressi del relitto non sono stati ritenuti pertinenti al contesto perciò non possono darci alcuna notizia utile. Mentre importantissimi per la datazione saranno i risultati che si otterranno dallo studio dei campioni organici provenienti dal relitto, per mezzo dell’AMS Accelerator Mass Spectroscopy del CEDAD, Centro di Datazione e Diagnostica di Ingegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento, realizzato da L. Calcagnile e da G. Quarta.
Questo non è la prima attestazione subacquea nota nel leccese: nei pressi di Torre Chianca è noto un relitto di navis lapidaria, che trasportava un carico di colonne realizzate in marmo cipollino, datata al II-III secolo d.C.; è stata individuata una struttura pertinente all’insediamento di Scalo di Furno, risalente all’Età del Bronzo; ci sono stati rinvenimenti isolati di anfore, ancore e materiale ceramico vario; infine, sono stati messi in luce, sul promontorio di Torre Chianca, livelli di frequentazione e resti di muri e manufatti risalenti all’età romana riferibili a un insediamento produttivo legato alle risorse marine e a un’area necropolare.
La riuscita del progetto di ricerca si evince anche dalle parole di soddisfazione del Dott. Sergio Fai, che ha partecipato alla scoperta del relitto, e della Prof.ssa Rita Auriemma, la quale pone l’attenzione sull’importanza che avrebbe la realizzazione di un Parco Archeologico nell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo. Questo porterebbe a una continua valorizzazione del sito e porterebbe, soprattutto, allo sviluppo di un turismo orientato sia all’aspetto naturalistico sia a quello storico-archeologico.
Data la potenzialità archeologica evidenziata, il Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento e l’Area Marina Protetta di Porto Cesareo hanno avviato, con il Dipartimento di Geologia dell’Università degli Studi di Bari e con il CNR-Ibam di Lecce, una collaborazione per la realizzazione di un progetto pluriennale in cui sono previste diverse attività, come Sentieri Blu a Porto Cesareo e un Progetto di ricerca e di valorizzazione delle presenze archeologiche sommerse nell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo. Questo progetto verrà sottoposto alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia, in modo da poter essere successivamente realizzato.
Autore: Melania Marano, 13 giugno 2011
Fonte: Archeorivista.it