Riaperti al pubblico il 18 febbraio, dopo oltre un anno e mezzo di chiusura cautelativa, gli scavi dell’antica Basilica Apostolorum, nella cittadina dell’estremo Veneto orientale.
I resti del complesso paleocristiano (ascrivibili alla fine del IV secolo) e la pregevole pavimentazione musiva del V secolo sottostanti l’odierna cattedrale erano stati preclusi ai visitatori nell’aprile 2009 dalla Soprintendenza.
Due le fasi d’intervento: la prima costituta dalla ritesatura della trave reticolare in acciaio che sostiene i pilastri della navata settentrionale della Cattedrale finalizzata al contrasto dei carichi verticali mediante l’attivazione di un sistema provvisionale a garanzia della stabilità della Basilica; la seconda volta a un monitoraggio continuo allarmato attraverso l’installazione di sensori resa possibile grazie all’investimento ministeriale di 60mila euro.
Sfortunatamente la riapertura è stata ritardata dall’atto vandalico dello scorso autunno, costato caro agli antichi mosaici imbrattati con liquido di estintore. Immediata la pulitura operata dalla Soprintendenza che comunque ha scelto, per ragioni di tutela (alcune verifiche della presenza di sostanze potenzialmente dannose per le superfici musive sono ancora in corso), di limitare, per ora, il percorso di visita al lato destro della navata sino all’area presbiteriale, allestendo però nuovi pannelli esplicativi per la valorizzazione del sito.
I resti del complesso paleocristiano (ascrivibili alla fine del IV secolo) e la pregevole pavimentazione musiva del V secolo sottostanti l’odierna cattedrale erano stati preclusi ai visitatori nell’aprile 2009 dalla Soprintendenza.
Due le fasi d’intervento: la prima costituta dalla ritesatura della trave reticolare in acciaio che sostiene i pilastri della navata settentrionale della Cattedrale finalizzata al contrasto dei carichi verticali mediante l’attivazione di un sistema provvisionale a garanzia della stabilità della Basilica; la seconda volta a un monitoraggio continuo allarmato attraverso l’installazione di sensori resa possibile grazie all’investimento ministeriale di 60mila euro.
Sfortunatamente la riapertura è stata ritardata dall’atto vandalico dello scorso autunno, costato caro agli antichi mosaici imbrattati con liquido di estintore. Immediata la pulitura operata dalla Soprintendenza che comunque ha scelto, per ragioni di tutela (alcune verifiche della presenza di sostanze potenzialmente dannose per le superfici musive sono ancora in corso), di limitare, per ora, il percorso di visita al lato destro della navata sino all’area presbiteriale, allestendo però nuovi pannelli esplicativi per la valorizzazione del sito.
Autore: Veronica Rodenigo,
Fonte: Il Giornale dell’Arte, edizione online, 6 aprile 2011