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BOLOGNA. Il trasferimento al Museo Civico Archeologico del sarcofago romano rinvenuto alla periferia

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Uno così non poteva che arrivare scortato dalla Polizia.
Marcus Beleius, figlio di Caio, discendenza celtica, ascritto alla tribù Sabatina, non era certo uno qualsiasi.
Non lo era il suo gruppo (tutti i cittadini di Mantova erano registrati nella tribù Sabatina, così come i cives di Bononia lo erano alla tribù Lemonia) e tantomeno il padre, forse un importante militare, certamente un proprietario terriero, aristocratico o uomo di rango.
Il sarcofago di Marcus Beleius, in eccezionale stato di conservazione, è ora al Museo Civico Archeologico di Bologna dove sarà oggetto di un lavoro di microscavo del contenuto, teso a rivelare la storia del suo proprietario e le vicende del manufatto stesso.
Giovedì 31 marzo 2011 gli archeologi della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna hanno effettuato il trasporto presso il Museo Civico Archeologico di Bologna del sarcofago di età romana rinvenuto all’inizio di febbraio alla periferia settentrionale di Bologna nel corso di uno scavo archeologico programmato, realizzato con fondi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Visti i poderosi tagli ai finanziamenti pubblici, accade sempre più raramente che la Soprintendenza possa scavare a proprie spese, in luoghi dove ritiene opportuno farlo (questo si intende con “scavo programmato”, un’indagine archeologica finalizzata ad approfondire la conoscenza di un determinato sito), limitandosi purtroppo ad effettuare quasi solamente scavi “di emergenza”, ossia finalizzati a documentare e tutelare resti emersi improvvisamente nel corso di lavori di altro genere.
Gli scavi hanno individuato un nucleo sepolcrale collegato forse alla presenza di un complesso abitativo di tipo residenziale di considerevoli dimensioni collocato nelle immediate vicinanze, per il momento non ancora determinato con esattezza.
Il nucleo di sepolture è costituito da un sarcofago di età repubblicana, perfettamente conservato, da almeno altri due monumenti funerari, quasi completamente demoliti in età tardo antica, e da due tombe in cassa laterizia e cassa lignea.
Il piccolo sepolcreto (datato tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C.) è stato in seguito ricoperto da potenti sedimenti alluvionali che ne hanno celato l’esistenza fino ad oggi.
Al momento del rinvenimento il sarcofago si presentava in ottimo stato di conservazione; il coperchio, leggermente fessurato sulla sommità, era ancora collocato nella posizione originaria, come pure le grappe in piombo e ferro che sigillavano la cassa. Il coperchio presenta, sul lato lungo, un’iscrizione di eccezionale fattura riferita al nome del defunto, M ▪ BELEIVS ▪ C ▪ F ▪ SA B
Realizzato in pietra d’Aurisina fiorita (pietra calcarea cavata dai Romani nel Carso costiero, a partire dall’età repubblicana), il manufatto misura m. 2,50 di lunghezza, m. 1,10 di larghezza e complessivamente m. 1,00 di altezza. Il peso si aggira indicativamente tra le 5 e le 6 tonnellate.
Nel pomeriggio di giovedì 31 marzo, il sarcofago è stato collocato nell’atrio del Museo Civico Archeologico alla presenza del Soprintendente per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, Filippo Maria Gambari, di Mauro Felicori, Capo Area Cultura del Comune di Bologna, di Paola Giovetti, Direttore del Museo Civico Archeologico, di Renata Curina, l’archeologa della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna che ha fortemente voluto lo scavo nell’area specifica della periferia bolognese dove è poi stato intercettato il sarcofago, e della restauratrice della Soprintendenza Antonella Pomicetti che, all’apertura del coperchio, ha prontamente messo al sicuro l’olpe da vino e il balsamario in vetro che giacevano sulla fanghiglia rassodata. Non ha voluto mancare all’appuntamento il Commissario Anna Maria Cancellieri che, a sorpresa, si è presentata a rendere omaggio al suo ultimo “cittadino”.
Così almeno lo considera Filippo Maria Gambari, cui “piacerebbe che questo antico romano fosse adottato da Bologna e magari messo al centro delle celebrazioni per i 2200 anni della fondazione della colonia di Bononia“, risalente come è noto al 189 a.C.
Nella sede del Museo Civico Archeologico di Bologna, d’intesa con il Direttore Paola Giovetti, sarà effettuato lo scavo microstratigrafico per riportare in luce quanto ancora conservato al suo interno. Al momento dell’apertura, sopra un manto di limo, sono apparse un’olpe in terracotta (piccola bottiglia da vino) e un balsamario in vetro perfettamente conservati, quasi a invitare a un brindisi di bentornato in onore di Marcus Beleius.
Gli scavi archeologici sono stati eseguiti dalla ditta Tecne s.r.l. di Riccione (Giorgia Dalla Casa, Angela Merola, Philippe Sergent, Maria Giorgia Balsamo Carone e Lucia Ragni), che ha operato sotto la direzione scientifica di Renata Curina, Funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna. Tutte le operazioni di recupero e trasferimento del manufatto sono state coordinate da Antonella Pomicetti del laboratorio di restauro di questa Soprintendenza.
L’area di cantiere è stata controllata e sorvegliata per l’intero periodo dello scavo archeologico dalle Forze dell’Ordine coordinate dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Nucleo di Bologna.  
Il recupero e il trasporto è stato effettuato dalla ditta Tru.c.s. s.r.l. di Villanova di Castenaso.
Da sottolineare la grande sensibilità e spirito di collaborazione dimostrata dal proprietario del terreno (lo scavo ha infatti interessato un’area di proprietà privata) che ha consentito la prosecuzione dei lavori anche oltre il termine inizialmente stabilito.

Fonte:
http://www.archeobo.arti.beniculturali.it, 06-04-2011

Info:
Carla Conti, Rapporti con i Media Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna (051.223773) – sba-ero.stampa@beniculturali.it
Federica Guidi, Rapporti con la Stampa del Museo Civico Archeologico di Bologna (3393524470) federica.guidi@comune.bologna.it
Informazioni scientifiche di Renata Curina, editing di Carla Conti.

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