L’agile volume a cura di Daniela Sedran, inserito nella collana “Quaderni Sanvitesi” e nato come catalogo della mostra omonima, suggella anche il primo ventennio di attività della Società Friulana di Archeologia, celebrando la sinergia instauratasi fra istituzioni diverse nel territorio friulano e l’opera di valorizzazione dell’archeologia locale condotta instancabilmente per decenni da Maurizio Buora, già direttore dei Civici Musei di Udine.
Il volume si apre in chiave divulgativa con una panoramica di Daniele Callari su nascita e sviluppo della pesatura nelle grandi civiltà antiche, dalla Mesopotamia all’Egitto a Creta, in cui viene evidenziata la connessione fra introduzione della misura nelle attività economiche ed evoluzione della struttura statale, senza tralasciare il ruolo della pesatura (del cuore del defunto) nella sfera religiosa in Egitto e il frequente nesso fra pesi e contesti religiosi in Mesopotamia e Siria (Ebla).
Segue, a cura di Jessica Botti, un capitolo sulla pesatura nella protostoria in Italia, con particolare riguardo all’area settentrionale, che prende avvio dal ruolo del metallo nello sviluppo dei sistemi ponderali, mentre le misure di capacità furono predilette per lo scambio di derrate alimentari; seguendo le vicende del metallo, con cenni al rapporto con la (pre)monetazione, si arriva all’affermazione della libra come unità di misura in area laziale.
La parte restante del volume si deve a Daniela Sedran.
Nel capitolo sulla pesatura reale e simbolica, con qualche ripetizione rispetto ai precedenti, si giunge al mondo romano, con l’esame degli strumenti per la pesatura (bilancia a due bracci e stadera) ed una breve analisi del sistema ponderale. Al volume Pondera. Pesi e misure nell’antichità, catalogo della mostra (Campogalliano, 2001), a cura di C. Corti, N. Giordani, Modena 2001, che ha avuto il merito di riaccendere l’attenzione sui sistemi di misura antichi, i saggi introduttivi del catalogo della mostra di S. Vito al Tagliamento devono molto, mentre viene sviluppata in modo autonomo la parte del vero e proprio catalogo dei pesi rinvenuti nel territorio friulano centrooccidentale, cui è premesso un capitolo di orientamento sulla romanizzazione in Friuli, in chiave divulgativa.
Con lodevole approfondimento è presentata la tipologia dei pesi, per la maggior parte in piombo, suddivisi per funzione in due grandi categorie (da bilancia e da stadera), evidenziando comunque le possibili interazioni, e poi per forma. Vanno segnalate per l’immediatezza di lettura le tabelle proposte alle pp. 56–59.
Il catalogo è organizzato topograficamente. In esso compare un solo busto (di figura femminile) in bronzo, da Zuglio (pp. 107–108), mentre nelle tabelle (a p. 58) ne è segnalato un altro, da Montereale Valcellina, non menzionato altrove nel volume. Nel commento a questo tipo (pp. 42–44), non è ricordato il volume di Norbert Franken, Aequipondia. Figürliche Laufgewichte römischer und frühbyzantinischer Schnellwaagen, Bonn 1994, fondamentale per le considerazioni su tecnica di fabbricazione, botteghe, cronologia, ecc.; nel testo di Franken, il busto da Zuglio non compare, ma viene trattato il gruppo di riferimento (pp. 42–43, Gruppe 6), bekränzte Frauen mit Mittelscheitelfrisur, all’interno del quale l’esemplare friulano si avvicina ad A 112 (per la presenza di una fascia sul capo al posto della corona) e ad A 120, datato al II sec. d.C.,per il taglio del busto e la struttura del panneggio; per il gruppo lo studioso tedesco evidenzia anche le difficoltà esistenti nell’interpretazione del soggetto.
I pesi dalla zona centrooccidentale del Friuli, da bilancia e da stadera, sono quindi per la stragrande maggioranza in piombo; ad ogni tipo è dedicato nel catalogo della mostra di San Vito un commento accurato nella descrizione, nel rilevamento delle presenze e nel riferimento al sistema ponderale romano; inquadramenti cronologici sono stati possibili in pochi casi (ad esempio per esemplari collocabili – per il peso o per la presenza dell’iscrizione in greco relativa al valore – al IV–VI secolo). Le difficoltà di datazione dipendono dalle modalità di reperimento, nella maggior parte dei casi per raccolta di superficie e al di fuori di un contesto stratigrafico; nel catalogo vengono comunque premesse alle schede degli esemplari indicazioni sulle località di ritrovamento, con cenni agli altri materiali antichi da esse provenienti e all’eventuale interpretazione dei siti, talvolta inquadrabili come insediamenti o ville in ambito rustico.
Si tratta in conclusione di un’iniziativa da elogiare in quanto dedicata ad una classe di materiali ancora poco studiata nell’Italia settentrionale a nord del Po (si ricorda al proposito E. Cavada, L. Endrizzi, F. Mulas, S. Zamboni, Lineamenti di metrologia antica: stadere e bilance romane nel Trentino, in Archeoalp – Archeologia delle Alpi, 2, Trento 1993, pp. 83–127, con ulteriore bibliografia), benché indicativa di scambi commerciali e quindi foriera di informazioni sulla vita economica in età romana.
Autore: Margherita BOLLA