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POMPEI (Na). Pompei cade a pezzi.

Non c’era riuscito il Vesuvio, durante l’eruzione del 79 dopo Cristo. Non c’erano riuscite le bombe, cadute durante il secondo conflitto mondiale. Era resistita anche al terremoto del 1980, che pure qui aveva fatto danni notevoli. Ci volevano la disattenzione e l’incuria dell’uomo per avere la meglio sulla Schola Armaturarum della Pompei antica, dove la gioventu’ Pompeiana si allenava alla lotta e alle arti gladiatorie.
Ieri, all’alba, le mura di quella che i turisti avevano ribattezzato la Casa dei Gladiatori si sono sbriciolate, strette tra un terrapieno gonfio di pioggia e il peso di un tetto in cemento armato issato nel 1947, ai tempi del primo restauro. Sono stati i custodi, al momento dell’apertura, a scoprire l’accaduto e a dare l’allarme.
Via dell’Abbondanza, dove sorgeva la domus, era la strada principale della citta’ romana, quella dove si accalcano i turisti che si dirigono verso la Porta Anfiteatro. Ieri era chiusa, per permettere i rilievi ai tecnici e agli archeologi.
«Siamo stati costretti a circoscrivere l’area per preservare fino all’ultimo frammento della Schola Armaturarum», spiega Antonio Varone, direttore degli Scavi. «La Schola e’ costituita da un unico locale rettangolare. Verosimilmente il crollo ha interessato le murature verticali ricostruite, mentre parrebbe essersi conservata la parte piu’ bassa, cioe’, la parte che ospita le decorazioni affrescate, che quindi si ritiene che potrebbero essere recuperate», comunica il segretario generale del ministero per i Beni culturali Roberto Cecchi.
Duro l’intervento del Capo delo Stato: «Quello che e’ accaduto dobbiamo sentirlo, tutti, una vergogna per l’Italia», dice Giorgio Napolitano.
«E chi ha da dare delle spiegazioni – aggiunge – non si sottragga al dovere di darle al piu’ presto e senza ipocrisie».
Tra i turisti che sbirciano tra i teli bianchi, utilizzati per nascondere lo scempio, c’e’ stupore misto a rabbia. La dimora non era visitabile, ma l’attenzione dei visitatori era richiamata dalle pitture di trofei e di armi.
Al suo interno furono rinvenute molte armature, adagiate su scaffali in legno. Secondo gli studiosi, gli allenamenti si svolgevano nell’ampia sala che si apriva sulla strada in tutta la sua ampiezza.
Di grande interesse una decorazione pittorica danneggiata dal crollo, di ispirazione militare, a ribadire una volta di piu’ la funzione della casa.
«Sono cose che possono accadere, ma bisogna sottolineare che gli Scavi soffrono, ormai da tempo, di manutenzione approssimativa e non puntuale, praticata con materiali inappropriati e tecniche errate». Nino Sorrentino scuote il capo. I suoi 35 anni da guida turistica ne fanno un decano del sito archeologico di Pompei.
«La gestione attuale? Non del tutto in linea con quanto, invece, un sito tra i piu’ importanti al mondo qual e’ Pompei meriterebbe», conclude allontanandosi. Eppure la Schola Armaturarum non era tra le domus considerate a rischio, anche se l’ultimo censimento risale all’inizio degli anni Ottanta.
«Quanto e’ accaduto ripropone la necessita’ di disporre di risorse adeguate per provvedere a quella manutenzione ordinaria che e’ necessaria per la tutela e la conservazione dell’immenso patrimonio storico artistico di cui disponiamo», e’ la dichiarazione a caldo del ministro dei Beni e delle Attivita’ Culturali Sandro Bondi, che incassa le stoccate di due ex inquilini del suo dicastero, Rutelli e Veltroni.
«Il crollo avvenuto a Pompei e’ l’ennesima prova del disinteresse del governo per la cultura. Oggi disinvestire dalla cultura e’ disinvestire dal sistema Italia», dice Veltroni.
«Sono ferite mortali all’immagine dell’Italia e al fatturato turistico nazionale», gli fa eco Rutelli. Mastica amaro invece il sindaco della citta’ di Pompei, Claudio D’Alessio, che a breve riunira’ il consiglio comunale per un’assise monotematica: «Il crollo? Era annunciato, visto che la Domus dei Gladiatori era in attesa di ristrutturazione. Si tratta – prosegue – dell’ennesimo colpo all’immagine del nostro territorio. Noi parte civile in un eventuale processo ai colpevoli? In quel caso tutto il mondo dovrebbe farlo».
Al momento non ci sono indagini da parte dei magistrati della vicina Procura di Torre Annunziata.
«Capiremo le cause – spiega il procuratore Raffaele Marino che indaga su alcuni lavori fatti negli scavi – poi decideremo il da farsi».  

Autore: Antonio Salvati

Fonte: La Stampa, 07/11/2010

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