“E’ veramente un peccato che ci sia stato il crollo della Domus dei Gladiatori a Pompei, perché credo si sarebbe potuto evitare se il sito fosse stato preparato contro la pioggia, anche se il vero problema è la gestione”.
Masanori Aoyagi è il direttore del prestigioso Museo d’arte occidentale di Tokyo, ma soprattutto è uno dei massimi esperti di archeologia a livello mondiale dell’area vesuviana dove da 41 anni (“una vita”) lavora e dirige i lavori di recupero e scavo nell’ambito di piani a finanziamento congiunto italo-nipponico o, più spesso, solo a carico del governo giapponese.
“La mia prima visita a Pompei – spiega conversando con l’ANSA, ancora incredulo per quanto accaduto alla Domus che era una “casa unica nel suo genere tra le tipiche pompeiane” – l’ho fatta nel 1969 e sono rimasto veramente impressionato perché non si può trovare una città conservata così bene al mondo. Venivo dall’Oriente e osservare acquedotti e impianti fognanti, quando in Giappone nello stesso periodo era ancora preistoria, è stato per me come vedere una luce di civilizzazione”.
Un impatto tanto forte da spingerlo a fare dell’italiano la sua seconda lingua e a lavorare con determinazione al recupero prima di Pompei e poi di altre aree distrutte dall’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo.
“E’ vero che mancano soldi per il restauro, ma forse all’origine dei problemi di Pompei c’é la struttura di gestione duale decisa diversi anni fa”, spiega, con lo sdoppiamento di quella archeologica dalla amministrativa. “Sono due modalità inconciliabili tra loro” se ricoperte da due diversi tecnici come avviene a Pompei, osserva Aoyagi, che ha tra l’altro curato a Tokyo la mostra 2009 sulla ‘Eredita’ dell’Impero Romanò, inaugurata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e che ha avuto 180.000 visitatori paganti. Attualmente, l’archeologo-professore è impegnato in progetti di scavi a Somma Vesuviana, con un piano di concessione iniziato nel 2002 e che vorrebbe rinnovare per un altro quinquennio.
“Tutto a carico del Giappone – sottolinea – anche se la crisi economica si avverte: 500.000 euro all’anno, senza considerare le spese logistiche, con un team quasi tutto nipponico” e con una delle più grandi soddisfazioni: aver recuperato due rarissime statue perfette conservate e vanto ora del Museo archeologico dell’Antica Nola.
Masanori Aoyagi è il direttore del prestigioso Museo d’arte occidentale di Tokyo, ma soprattutto è uno dei massimi esperti di archeologia a livello mondiale dell’area vesuviana dove da 41 anni (“una vita”) lavora e dirige i lavori di recupero e scavo nell’ambito di piani a finanziamento congiunto italo-nipponico o, più spesso, solo a carico del governo giapponese.
“La mia prima visita a Pompei – spiega conversando con l’ANSA, ancora incredulo per quanto accaduto alla Domus che era una “casa unica nel suo genere tra le tipiche pompeiane” – l’ho fatta nel 1969 e sono rimasto veramente impressionato perché non si può trovare una città conservata così bene al mondo. Venivo dall’Oriente e osservare acquedotti e impianti fognanti, quando in Giappone nello stesso periodo era ancora preistoria, è stato per me come vedere una luce di civilizzazione”.
Un impatto tanto forte da spingerlo a fare dell’italiano la sua seconda lingua e a lavorare con determinazione al recupero prima di Pompei e poi di altre aree distrutte dall’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo.
“E’ vero che mancano soldi per il restauro, ma forse all’origine dei problemi di Pompei c’é la struttura di gestione duale decisa diversi anni fa”, spiega, con lo sdoppiamento di quella archeologica dalla amministrativa. “Sono due modalità inconciliabili tra loro” se ricoperte da due diversi tecnici come avviene a Pompei, osserva Aoyagi, che ha tra l’altro curato a Tokyo la mostra 2009 sulla ‘Eredita’ dell’Impero Romanò, inaugurata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e che ha avuto 180.000 visitatori paganti. Attualmente, l’archeologo-professore è impegnato in progetti di scavi a Somma Vesuviana, con un piano di concessione iniziato nel 2002 e che vorrebbe rinnovare per un altro quinquennio.
“Tutto a carico del Giappone – sottolinea – anche se la crisi economica si avverte: 500.000 euro all’anno, senza considerare le spese logistiche, con un team quasi tutto nipponico” e con una delle più grandi soddisfazioni: aver recuperato due rarissime statue perfette conservate e vanto ora del Museo archeologico dell’Antica Nola.
Autore: Antonio Fatiguso
Fonte: ANSA, 10/11/2010.