Un’opera simbolo della grande pittura antica. Uno studio serrato, coinvolgente e innovativo.
Il grande affresco dionisiaco della villa dei Misteri esercita uno strano fascino sugli innumerevoli visitatori di Pompei.
Il suo significato ha suscitato numerose polemiche, più feconde di quanto non lasci intendere un recente studio nel quale i misteri evocati dalla pittura sono ridotti a dei segreti d’alcova.
Questo successo, unico nel suo genere forse in tutta la storia della pittura, è dovuto al genio pubblicitario dell’archeologo italiano Amedeo Maiuri, che ebbe l’idea di chiamare villa dei Misteri quella che era ancora villa Item, dal nome del proprietario del terreno dove la villa fu portata alla luce a partire dal 1906. Anche dopo le spettacolari scoperte in Macedonia, questo affresco rimane tra le testimonianze più impressionanti che noi possediamo di quella che fu la grande pittura antica della tradizione greca, e grazie ad esso si può condividere un po’ dell’ammirazione che gli Antichi hanno rivolto a maestri come Zeusi, Parrasio o Apelle, le cui opere sono irrimediabilmente perdute.
Nessuno può restare insensibile alla straordinaria presenza di questi personaggi distribuiti sui quattro lati di una grande sala della villa, all’intensità dei loro sguardi, ai sentimenti spesso violenti che esprimono e che li rendono così vivi.
Un altro aspetto che spiega l’influenza di questa pittura sulla nostra sensibilità contemporanea, è che in essa sono presentate azioni rituali legate ai famosi misteri di Dioniso, dei quali la proprietaria della villa intorno al 60 a.C. fu senza dubbio una convinta officiante.
Se una trentina di interpretazioni, spesso molto contraddittorie, dell’affresco sono state proposte da un secolo a questa parte dagli specialisti dell’Antichità, solo l’approccio religioso resiste a un confronto tra la pittura e le numerose fonti testuali e iconografiche di cui disponiamo. Per questo motivo, l’affresco è una testimonianza unica sulle credenze e la vita interiore di una donna che fu al tempo stesso contemporanea e prossima a Cicerone.
Il grande affresco dionisiaco della villa dei Misteri esercita uno strano fascino sugli innumerevoli visitatori di Pompei.
Il suo significato ha suscitato numerose polemiche, più feconde di quanto non lasci intendere un recente studio nel quale i misteri evocati dalla pittura sono ridotti a dei segreti d’alcova.
Questo successo, unico nel suo genere forse in tutta la storia della pittura, è dovuto al genio pubblicitario dell’archeologo italiano Amedeo Maiuri, che ebbe l’idea di chiamare villa dei Misteri quella che era ancora villa Item, dal nome del proprietario del terreno dove la villa fu portata alla luce a partire dal 1906. Anche dopo le spettacolari scoperte in Macedonia, questo affresco rimane tra le testimonianze più impressionanti che noi possediamo di quella che fu la grande pittura antica della tradizione greca, e grazie ad esso si può condividere un po’ dell’ammirazione che gli Antichi hanno rivolto a maestri come Zeusi, Parrasio o Apelle, le cui opere sono irrimediabilmente perdute.
Nessuno può restare insensibile alla straordinaria presenza di questi personaggi distribuiti sui quattro lati di una grande sala della villa, all’intensità dei loro sguardi, ai sentimenti spesso violenti che esprimono e che li rendono così vivi.
Un altro aspetto che spiega l’influenza di questa pittura sulla nostra sensibilità contemporanea, è che in essa sono presentate azioni rituali legate ai famosi misteri di Dioniso, dei quali la proprietaria della villa intorno al 60 a.C. fu senza dubbio una convinta officiante.
Se una trentina di interpretazioni, spesso molto contraddittorie, dell’affresco sono state proposte da un secolo a questa parte dagli specialisti dell’Antichità, solo l’approccio religioso resiste a un confronto tra la pittura e le numerose fonti testuali e iconografiche di cui disponiamo. Per questo motivo, l’affresco è una testimonianza unica sulle credenze e la vita interiore di una donna che fu al tempo stesso contemporanea e prossima a Cicerone.
Info:
Formato: cm 17×24, con tavole a colori e illustrazioni in bianco e nero; pp. 176
Tradotto da: Alberto Bacchetta. Editore Jaca Book, Milano 2010
Prezzo: Euro 26,00
ISBN: 978-88-16-40919-4