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EGITTO: Indiani del sud nell’Egitto romano.

Un modo per comprendere le implicazioni delle scoperte archeologiche a Pattanam (India meridionale) è quello di approfondire la ricchezza sorprendente di dati provenienti dagli scavi della scomparsa città portuale tolemaica-romana di Berenice, sulla costa egiziana del Mar Rosso.
Durante il periodo tolemaico-romano (dal III secolo a.C. al VI secolo d.C.), Berenice serviva come porto di transito chiave tra l’Egitto e Roma da un lato e il regioni del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano, compresi il Sud Arabia, l’Africa orientale, India e Sri Lanka, dall’altro.
Questa antica città portuale era ben collegata da strade, che dal Nilo attraversavano il deserto orientale dell’Egitto, e anche da rotte marittime che conducevano alle regioni dell’Oceano Indiano.
I carichi che arrivavano a Berenice e agli altri porti del Mar Rosso egiziano (come Myos Hormos, oggi perduto) erano poi trasportati lungo le strade del deserto sino al Nilo e da lì attraverso il fiume sino al Mar Mediterraneo e oltre, ai centri commerciali romani.
Le merci provenienti da Roma e dall’Egitto a Berenice affluivano attraverso il deserto lungo la stessa strada, prima di essere caricate su grandi navi dirette verso l’Oceano Indiano.
Verso la fine del II secolo a.C., gli Egiziani e i Romani avevano appreso finalmente l’abilità di navigazione con i venti monsoni attraverso l’Oceano Indiano (“dagli arabi e altri orientali”).
I viaggi da Berenice verso le ricche coste del Malabar divennero quindi “più veloci, più economici, ma non meno pericolosi”.
Secondo la maggior parte dei racconti, uno dei maggiori centri in India verso il quale si dirigevano le navi provenienti da Berenice, con i venti monsoni, era l’emporio di Muziris, sulla costa del Malabar.
Tuttavia, dopo che l’interramento del porto, insieme ad altre cause ancora sconosciute, causò l’abbandono di Berenice nel prima metà del VI secolo d.C., anche Muziris scomparve misteriosamente dalle rotte dei viaggiatori alla costa del Malabar. Per molto tempo, da allora, questi due centri sono rimasti dimenticati.
Ma mentre le prove archeologiche su Muziris o l’Oceano Indiano sono rimaste non identificabili, lungo la costa del Malabar, è stata Berenice che alla fine ha offerto una prova preziosa dei suoi legami con gli Yavanas.
In scavi ad ampio raggio, in corso a Berenice, lanciati dal 1994 (ed in diversi altri posti del Deserto Orientale), un team di archeologi dell’Università del Delaware (Stati Uniti) diretto dal Prof. Steven E. Sidebotham, insieme con partners di diverse altre istituzioni, ha documentato le prove del traffico mercantile e di persone, proveniente dalla costa di Malabar, dal sud dell’India, che costituivano così l’ultimo avamposto dell’impero romano e degli indiani lungo la strada Berenice-Nilo.
Tra le scoperte inattese a Berenice ci sono stati diversi tipi di antiche mercanzie indiane, tra cui la più grande singola concentrazione (7, 55 kg) di pepe nero in grani mai recuperata nel mondo classico del Mediterraneo (“importato dal sud dell’India” e trovato all’interno di un grande contenitore fatto col limo del Nilo, in un cortile del tempio), notevoli quantitativi di fini ceramiche di fattura indiana e di stoviglie di cottura e ceramiche in stile indiano; tela per vele di manifattura indiana, cesti, stuoie, ecc. dalle discariche dei rifiuti; una gran quantità di legno di teak, pepe nero, noci di cocco, decorazioni fatte di cammeo e pietre preziose e semi-preziose. “Un graffito Tamil Brahmi che cita Korra, un capo indiano del Sud”, è la prova che “persone di etnia Tamil, del sud dell’India (che allora comprendeva la maggior parte del Kerala), vivevano in Berenice, almeno nel primo periodo romano “, la prova che la popolazione tamil implica la probabile presenza di fedeli buddisti; la presenza di indiani in un altro porto romano a nord di 300 km di Berenice, e di ceramica di fattura indiana sulla strada del Nilo, una scritta rupestre che cita il passaggio di indiani durante un viaggio, “Numerosi elementi di prova dell’utilizzo di navi costruite e elaborate in India” e la prova “che il legno di teak (endemico del sud dell’India), che si trova in edifici di Berenice, è stato chiaramente recuperato e riutilizzato” (da navi smantellato).

Autore: R. Krishnakumar

Fonte: Liutprand.it, 18 aprile 2010.

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