Archivi

SAN ZENO (Vr). Altre tombe dalla necropoli.

«Come mai gli scavi archeologici proseguono a rilento? E perché la Soprintendenza tace di fronte al continuo affioramento di tombe e scheletri?».
Il comitato di Piazza Corrubio torna a chiedere chiarimenti sull’operato della Soprintendenza e lancia un nuovo «allarme» sul recupero degli ultimi ritrovamenti. Il comitato in questi mesi non ha mai sospeso la sua opera di sorveglianza sul contestato scavo di indagine archeologica nei pressi di San Zeno, segnalando ogni «scoperta» nella speranza che sia quella giusta per fermare i lavori.
Secondo il comitato «è ormai evidente che ci troviamo davanti alla più grande necropoli veronese scoperta fino ad oggi», cosa che sarebbe confermata anche dal nuovo ritrovamento che risale alla settimana scorsa: «due scheletri perfettamente conservati, di un adulto e un bambino, messi a riposare nello stesso sarcofago», scheletri che «come gli altri – scrive il comitato- sono stati puliti, fotografati e asportati».
Ma a fare il punto finale sugli ultimi ritrovamenti risponde soprintendente all’Archeologia del Veneto Vincenzo Tiné.
«Nulla di nuovo a Piazza Corrubbio – spiega – Lo scavo ha certamente un rilevante interesse scientifico,mauna scarsa incidenza in termini monumentali, conservativi e di valorizzazione, per cui – come si dice in termini legali- lo scavo stratigrafico esaurisce le esigenze della tutela per quasi tutti i contesti, tranne, forse, per un paio di strutture un po’ più leggibili, che verranno opportunamente valorizzate».

Una risposta in linea con quanto spiegato anche un mese fa, quando il comitato esultò per il ritrovamento di un’altra sepoltura, all’apparenza più notevole o significativa di altre. Un ritrovamento di fronte al quale Giuliana Cavalieri Manasse, direttore del nucleo operativo di Verona della Soprintendenza del Veneto, si era così espressa: «non ci sono le ragioni perché ci si esprima in maniera ostativa. Lo scavo è molto interessante per la mole di informazioni archeologiche che può fornire, che permetteranno di colmare lacune negli studi storici su Verona, soprattutto sul periodo compreso tra VI e VII secolo dopo Cristo al quale la grande necropoli appartiene».
«Purtroppo però – aveva aggiunto- tutte le sepolture sono state spogliate dei loro arredi in tempi passati e pesantemente danneggiate, ridotte ad uno stato residuale». L’unica soluzione che la Soprintendenza vede come percorribile è dunque quella di asportare quei pochi ritrovamenti, un paio appunto, in migliori condizioni, per pensare ad un progetto di valorizzazione in altro sito. Progetto che ancora non è stato definito, ma che in alcun modo ha il potere di fermare la costruzione del garage interrato.

Autore: Camilla Bertoni

Fonte: Corriere del Veneto.it, 18/05/2010

Segnala la tua notizia