Le radici di un culto. Oltre due secoli prima di Cristo a Roma erano giunti dall’Oriente molti culti che entrarono a far parte del pantheon latino in quanto pacificamente accettati nell’universo politeistico della religione romana.
Anche a Roma si radicarono bene presto i culti solari, che nell’area mediterranea godettero sempre di centralità e attualità, come quello monoteista di Mithra nel II-III secolo (che divenne la religione più concorrenziale al cristianesimo), quello egiziano di Horus o di Serapide e quello ellenistico-orientale di Dioniso e Apollo. Nel I secolo dopo Cristo Petronio scriveva: «Il nostro territorio pullula di presenze divine a tal punto che si incontra più facilmente un Dio che un uomo».
Per oltre sei secoli (dal II secolo prima di Cristo al IV dopo Cristo), a Roma i vari culti del sole non solo erano professati da varie categorie di persone e soprattutto da quelle più influenti (militari, intellettuali, magistrati, scrittori, commercianti) che avevano per la loro professione contatti con culture e popoli diversi, ma addirittura prevalsero nettamente sulle altre religioni, quando essi si diffusero anche fra gli strati più umili della popolazione, tanto che Roma, in quei secoli, era piena di edifici dedicati alle diverse divinità solari.
Dunque, prima e dopo la nascita di Cristo a Roma si adorava il sole in diverse forme e prima ancora della fissazione del Natale cristiano al 25 dicembre si festeggiava nello stesso giorno la nascita di Mitra e del suo profeta Zorohastro (Zarathustra) e il Dies Natalis Solis Invicti, oltre che la nascita del dio Horus in Egitto, il Sol Invictus a Emesa, il Dio sole Dusares di Palmira e le divinità solari Shamas e Yule a Babilonia.
Anche dopo l’arrivo e la penetrazione del cristianesimo, molti seguaci del Cristo professavano nel contempo anche i culti solari e altri erano fortemente attratti dalle spettacolari feste dedicate al sole, tanto che nel IV secolo la Chiesa romana, preoccupata della straordinaria diffusione di queste adorazioni e soprattutto del mithraismo (che con la sua spiritualità non dissimile dal cristianesimo poteva alquanto frenare la diffusione del Vangelo), astutamente fissò il Natale di Cristo al 25 dicembre, cioè nello stesso giorno del Natale del Sole (Dies Natalis Solis Invicti).
Il solstizio d’inverno, dunque, ossia la nascita-rinascita del sole dal suo punto più basso nell’orizzonte dell’emisfero boreale, era considerato una specie di capodanno celeste, non solo dell’astro sfolgorante nel cielo ma anche delle divinità che allo stesso si riferivano (Eliogabalo, Mitra e Sol), come lo stesso Gesù Cristo, fatto nascere simbolicamente in una grotta nella notte del 25 dicembre, al quale sia il Vecchio (Isaia 9,1 e Malachia 3,20) sia il Nuovo Testamento (Giovanni 1,4-5) garantirono palesi attributi e simbolismi di carattere solare.
Anche a Roma si radicarono bene presto i culti solari, che nell’area mediterranea godettero sempre di centralità e attualità, come quello monoteista di Mithra nel II-III secolo (che divenne la religione più concorrenziale al cristianesimo), quello egiziano di Horus o di Serapide e quello ellenistico-orientale di Dioniso e Apollo. Nel I secolo dopo Cristo Petronio scriveva: «Il nostro territorio pullula di presenze divine a tal punto che si incontra più facilmente un Dio che un uomo».
Per oltre sei secoli (dal II secolo prima di Cristo al IV dopo Cristo), a Roma i vari culti del sole non solo erano professati da varie categorie di persone e soprattutto da quelle più influenti (militari, intellettuali, magistrati, scrittori, commercianti) che avevano per la loro professione contatti con culture e popoli diversi, ma addirittura prevalsero nettamente sulle altre religioni, quando essi si diffusero anche fra gli strati più umili della popolazione, tanto che Roma, in quei secoli, era piena di edifici dedicati alle diverse divinità solari.
Dunque, prima e dopo la nascita di Cristo a Roma si adorava il sole in diverse forme e prima ancora della fissazione del Natale cristiano al 25 dicembre si festeggiava nello stesso giorno la nascita di Mitra e del suo profeta Zorohastro (Zarathustra) e il Dies Natalis Solis Invicti, oltre che la nascita del dio Horus in Egitto, il Sol Invictus a Emesa, il Dio sole Dusares di Palmira e le divinità solari Shamas e Yule a Babilonia.
Anche dopo l’arrivo e la penetrazione del cristianesimo, molti seguaci del Cristo professavano nel contempo anche i culti solari e altri erano fortemente attratti dalle spettacolari feste dedicate al sole, tanto che nel IV secolo la Chiesa romana, preoccupata della straordinaria diffusione di queste adorazioni e soprattutto del mithraismo (che con la sua spiritualità non dissimile dal cristianesimo poteva alquanto frenare la diffusione del Vangelo), astutamente fissò il Natale di Cristo al 25 dicembre, cioè nello stesso giorno del Natale del Sole (Dies Natalis Solis Invicti).
Il solstizio d’inverno, dunque, ossia la nascita-rinascita del sole dal suo punto più basso nell’orizzonte dell’emisfero boreale, era considerato una specie di capodanno celeste, non solo dell’astro sfolgorante nel cielo ma anche delle divinità che allo stesso si riferivano (Eliogabalo, Mitra e Sol), come lo stesso Gesù Cristo, fatto nascere simbolicamente in una grotta nella notte del 25 dicembre, al quale sia il Vecchio (Isaia 9,1 e Malachia 3,20) sia il Nuovo Testamento (Giovanni 1,4-5) garantirono palesi attributi e simbolismi di carattere solare.
Fonte: Messaggero Veneto — 31 marzo 2010.