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ROMA. Etrusco, arriva il nuovo Thesaurus per far rivivere le parole del passato.

Per imparare l’etrusco non c’è bisogno del satellite. Altro che Cnn o Al J azeera. Ora il misterioso idioma del popolo che abitava Toscana, Umbria e Lazio ci viene svelato dal ‘Thesaurus linguae etruscae‘.

Il volume, curato da Enrico Benelli del Cnr, viene presentato oggi a Roma presso l’Accademia dei Lincei. Promette un nuovo approccio alla lingua morta. E in 13mila voci (5mila in più della precedente edizione curata da Massimo Pallottino) la fa rivivere.
Così apprendiamo che proprio la parola satellite deriva dall’etrusco ‘zathlat’, che significa ‘colui che brandisce l’ascia’, ovvero ‘uomo di scorta’, arrivata fino a noi attraverso il latino ‘satellites’ e l’uso nella scienza di Galileo Galilei. Veniamo poi a sapere che figlio si diceva ‘clan‘, figlia ‘sekh’ e piatto ‘spanti‘.
Insomma, l’etrusco oggi lo conosciamo meglio sia nel lessico che nella morfologia, sintassi e fonetica.
Merito delle acquisizioni della glottologia e dell’archeologia, che hanno interessato aree sempre più vaste dell’Etruria. Diminuisce così il fascino di una lingua a sé in mezzo a quelle indoeuropee? ‘Ein‘ (no, in etrusco ovviamente).

Fonte: Avvenire, 12/02/2010

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