È stato battezzato Natalino, in omaggio al fatto che è stato portato allo luce la vigilia di Natale, lo scheletro di uomo adulto, dal corpo muscoloso e prestante, alto circa 1,75 metri, scoperto nel corso delle indagini archeologiche che si stanno compiendo a San Canzian nella chiesa di San Proto. Sepolto nella nuda terra, privo di elementi di corredo, lo scheletro, la cui sepoltura al centro della chiesa e con il capo del sepolto rivolto a oriente, potrebbe risalire al medioevo, è in eccellente stato di conservazione.
Oltre a Natalino, gli archeologi hanno trovato lunedì, a ridosso del muro sud dell’attuale edificio, lo scheletro di una giovane donna, sepolta con un ornamento sulla testa e una fibbia su uno dei piedi. Una terza tomba è risultata invece essere vuota, ma tutto lascia supporre che il proseguimento delle indagini, che iniziate il 9 dicembre e che si concluderanno con la fine dell’anno, altre tombe a inumazione verranno alla luce visto che l’area interessata dagli scavi, prima dell’erezione dell’attuale chiesetta, edificata nel XV secolo, nel medioevo era stata usata quale cimitero.
L’importante scoperta è stata presentata ufficialmente ieri, dagli archeologi responsabili sul campo, Cristiano Tussi specializzato in archeologia romana e Angela Borzacconi, specializzata in archeologia medievale, alla presenza del professor Giuseppe Cuscito ordinario di archeologia cristiana alla facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Trieste, del parroco di San Canzian, monsignor Mauro Belletti (la parrocchia dei Santi Canziani martiri è proprietaria dell’immobile), del sindaco Silvia Caruso e del coordinatore della sezione isontina della Società friulana di archeologia, Edoardo Rosin, i cui volontari partecipano alla campagna di scavi, realizzata grazie al sostegno finanziario della Camera di commercio di Gorizia e su autorizzazione del ministero per i beni e le attività culturali.
La chiesetta di San Proto e le sue adiacenze erano già state oggetto di indagini nel 1960-1961 da parte dell’Università di Trieste sotto la guida di Mario Mirabella Roberti, professore di archeologia cristiana e quindi l’attuale ricerca si svolge nel segno della continuità, cercando ulteriori risultati oltre a già importanti esiti degli anni 60, che avevano riportato alla luce le strutture di una piccola aula ascrivibile al IV secolo dopo Cristo e riferibile al culto memoriale di San Proto.
Gli scavi in corso riguardano quindi un’area di grandissimo interesse storico e archeologico, che si ritiene fosse adiacente all’antica strada proveniente da Aquileia e diretta a Trieste.
Nella prima fase è stato anche operato il consolidamento del mosaico rinvenuto nel 1960, è stato asportato il pavimento in cemento dell’attuale chiesa, sotto cui sono emersi i resti di un piano pavimentale precedente e appunto le tombe con gli scheletri.
Nei prossimi giorni si completerà l’indagine all’interno della chiesa, sotto gli strati medievali, per verificare la presenza di strutture archeologiche.
«Abbiamo presentato domanda di finanziamento Interreg. Per la parte italiana, il progetto, di cui è leader il comune di San Canzian – ha spiegato il sindaco – si prevede l’apertura alla visita dell’area di scavo, con copertura in vetro e strutture in acciaio dei resti e la realizzazione di un percorso pedonale che congiunga San Proto al centro del comune e al Battistero».
Gli scheletri rinvenuti saranno portati all’istituto di Anatomia dell’Università di Udine dove saranno studiati e analizzati certificando, grazie anche all’esame del carbonio 14, età, sesso, eventuali patologie, alimentazione. (c.vi.)
Oltre a Natalino, gli archeologi hanno trovato lunedì, a ridosso del muro sud dell’attuale edificio, lo scheletro di una giovane donna, sepolta con un ornamento sulla testa e una fibbia su uno dei piedi. Una terza tomba è risultata invece essere vuota, ma tutto lascia supporre che il proseguimento delle indagini, che iniziate il 9 dicembre e che si concluderanno con la fine dell’anno, altre tombe a inumazione verranno alla luce visto che l’area interessata dagli scavi, prima dell’erezione dell’attuale chiesetta, edificata nel XV secolo, nel medioevo era stata usata quale cimitero.
L’importante scoperta è stata presentata ufficialmente ieri, dagli archeologi responsabili sul campo, Cristiano Tussi specializzato in archeologia romana e Angela Borzacconi, specializzata in archeologia medievale, alla presenza del professor Giuseppe Cuscito ordinario di archeologia cristiana alla facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Trieste, del parroco di San Canzian, monsignor Mauro Belletti (la parrocchia dei Santi Canziani martiri è proprietaria dell’immobile), del sindaco Silvia Caruso e del coordinatore della sezione isontina della Società friulana di archeologia, Edoardo Rosin, i cui volontari partecipano alla campagna di scavi, realizzata grazie al sostegno finanziario della Camera di commercio di Gorizia e su autorizzazione del ministero per i beni e le attività culturali.
La chiesetta di San Proto e le sue adiacenze erano già state oggetto di indagini nel 1960-1961 da parte dell’Università di Trieste sotto la guida di Mario Mirabella Roberti, professore di archeologia cristiana e quindi l’attuale ricerca si svolge nel segno della continuità, cercando ulteriori risultati oltre a già importanti esiti degli anni 60, che avevano riportato alla luce le strutture di una piccola aula ascrivibile al IV secolo dopo Cristo e riferibile al culto memoriale di San Proto.
Gli scavi in corso riguardano quindi un’area di grandissimo interesse storico e archeologico, che si ritiene fosse adiacente all’antica strada proveniente da Aquileia e diretta a Trieste.
Nella prima fase è stato anche operato il consolidamento del mosaico rinvenuto nel 1960, è stato asportato il pavimento in cemento dell’attuale chiesa, sotto cui sono emersi i resti di un piano pavimentale precedente e appunto le tombe con gli scheletri.
Nei prossimi giorni si completerà l’indagine all’interno della chiesa, sotto gli strati medievali, per verificare la presenza di strutture archeologiche.
«Abbiamo presentato domanda di finanziamento Interreg. Per la parte italiana, il progetto, di cui è leader il comune di San Canzian – ha spiegato il sindaco – si prevede l’apertura alla visita dell’area di scavo, con copertura in vetro e strutture in acciaio dei resti e la realizzazione di un percorso pedonale che congiunga San Proto al centro del comune e al Battistero».
Gli scheletri rinvenuti saranno portati all’istituto di Anatomia dell’Università di Udine dove saranno studiati e analizzati certificando, grazie anche all’esame del carbonio 14, età, sesso, eventuali patologie, alimentazione. (c.vi.)
Fonte:
Messaggero Veneto, 30 dicembre 2009.