Non siamo ai livelli di Aquileia, il parco archeologico della località friulana è unico, la sua importanza supera i confini italiani ed europei. Ma testimonianze, reperti e monumenti di età romana e paleocristiana si trovano anche in Bisiacaria.
A San Canzian prima di tutto, ma anche a Ronchi e a Staranzano. Solo che sono in pochi a saperlo, la maggior parte dei residenti nei tre comuni citati lo ignorano, nonostante il lavoro e l’impegno di singole persone o di associazioni.
La promozione è praticamente inesistente. Prendiamo ad esempio San Canzian. Gli scavi archeologici, diretti tra il 1960 e il 1969 dal professore Mario Mirabella Roberti, non solo portarono alla luce notevoli testimonianze sulle antiche origini romane ma confermarono anche un’antichissima tradizione religiosa, quella del culto dei tre santi Canziani (Canzio, Canziano e Canzianilla) uccisi nella località denominata ”ad Aquas Gradatas».
Sono le uniche reliquie autentiche di martiri aquileiesi conservate nell’altare della chiesa parrocchiale. Oggi tutti gli studiosi sono d’accordo: San Canzian è un sito archeologico di fondamentale importanza soprattutto per quanto riguarda l’età paleocristiana: vi sono le uniche reliquie certe di martiri aquileiesi, c’è il Battistero di Santo Spirito nella chiesa di San Proto e ci sono molti altri reperti nella zona sepolcrale lungo la via Gemina, che collegava Aquileia a Trieste.
Ma allora perchè non viene valorizzato come dovrebbe essere o come la Soprintendenza ai Beni culturali vorrebbe? Più semplicemente, perchè ad esempio una scuola di Milano o di Roma in gita si ferma (giustamente) ad Aquileia e non viene ”invitata” a fare qualche chilometro in più per arrivare a San Canzian?
«Io l’ho proposto molte volte – sottolinea Gabriella Brumat Della Sorte, studiosa di archeologia soprattutto locale -, ho inserito San Canzian nelle guida per Aquileia che ho realizzato. Ma i risultati non si sono proprio visti. Non intendo accusare nessuno, ma mi sembra che ci sia poca attenzione verso questo importantissimo aspetto turistico».
Più esplicito Edoardo Rosin, coordinatore isontino della Società friulana di archeologia: «Manca un progetto territoriale e una chiara indicazione turistica. Non mancano i reperti. Si sa che ci sono, ma non si vedono. La società archeologia friulana è intervenuta più volte soprattutto nell’area di San Canzian che è necessariamente e storicamente inclusa nella zona di Aquileia. Ma ha una sua specificità che deve essere messa in rilievo, e purtroppo non lo è. Nei viaggi turistici deve trovare un suo spazio, ma ci vuole promozione e impegno da parte di tutti.» Altri reperti romani si trovano a Ronchi e a Staranzano. Le ville romane hanno visto la luce solo recentemente. Ma si vede ben poco. E se qualcuno le passa accanto neanche si accorge di trovarsi di fronte a un sito archeologico non di poco conto. Il disinteresse è palpabile.
«Negli anni Cinquanta – racconta Gabriella Brumat – è stata trovata nella villa di Staranzano una lapide ”Liberta Peticia”, un iscrizione di una schiava liberata, un ex voto alla dea. Questo reperto è stato per molto tempo esposto nel municipio di Staranzano. Da qualche anno non si hanno più notizie. Nessuno sa niente. Altro esempio. Nelle campagne di San Canzian sono stati trovati, e si trovano ancora, bellissimi mosaici, anche catalogati. Ma anche di questi si sono perse le tracce. Così vanno le cose. C’è molto da fare. Sappiamo con certezza che ci sono dei cercatori di tesori. La Soprintendenza fa quel che può. Le forze dell’ordine anche. Ma una maggiore sorveglianza è d’obbligo se non vogliamo perdere dei certi tesori di archeologia».
Autore: Ferdinando Viola
Fonte: il Piccolo, 18 novembre 2009