Alla ricerca del porto perduto. Gli archeologi subacquei della Sovrintendenza inizieranno la settimana prossima gli scavi per individuare l’antico approdo romano, scomparso dalla Piana per l’insabbiamento. In realta’ le operazioni di monitoraggio riguarderanno nello specifico le vestigia sotto al ponte rosso intitolato a Libero Emidio Viveri.
Un’operazione di analisi unica nella storia albenganese, partita con l’obiettivo di capire la natura delle strutture murarie adagiate sul letto del Centa, la cui funzione e’ ancora oggi sconosciuta.
Ma secondo i ricercatori proprio quelle mura, lunghe sedici metri e ben visibili negli ultimi giorni grazie alla limpidezza del Centa, potrebbero essere i resti di una banchina portuale risalente a piu’ di duemila fa.
«In quella posizione e con quella forma, non riesco a pensare ad altro che ad un porto romano, che tra l’altro ad Albenga non e’ mai stato individuato con certezza», rivela Bruno Massabo’, sovrintendente ligure per i beni archeologici.
«Chiaramente si tratta solo di un’ipotesi, ma molto plausibile: quei resti potrebbero appartenere ad un porto canale che collegava la citta’ al mare aperto quando il Centa scorreva ancora nella zona di Pontelungo. Lunedi’ o al massimo martedi’ inizieremo le ricerche nell’alveo del Centa, dove si sviluppava la citta’ romana come dimostrato dalla presenza di altri edifici. Aspettiamo che l’ispezione ci fornisca qualche dato utile per risolvere questo interrogativo e per proporre una soluzione che abbia un senso per valorizzare l’area archeologica fluviale», spiega il tecnico della Regione.
L’impresa di ricerche archeologiche di Giuseppina Grimaudo offrira’ gratuitamente i supporti e le attrezzature necessarie ad effettuare il sopralluogo.
Una pompa aspirera’ acqua, melma e detriti dal letto del Centa, per creare un vuoto e permettere ai sommozzatori Carlo Brizzi e Pietro Dell’Amico di esaminare le vestigia.
Da terra, un architetto raccogliera’ i dati per aggiornare il catalogo delle antichita’ albenganesi.
«Sto monitorando la zona sotto al ponte rosso da parecchi anni e siamo sicuramente nel periodo storico in cui c’e’ la migliore visibilita’ delle strutture antiche. Dovremo agire in fretta, perche’ il caldo rischia di sviluppare in acqua una microflora capace di nascondere nuovamente l’oggetto del nostro studio», dichiara Massabo’, che confessa: «E’ un momento felice per l’archeologia albenganese, considerata la recente inaugurazione della mostra Magiche Trasparenze a Palazzo Oddo, che non ha precedenti in citta’ sia per la qualita’ dei materiali esposti sia per il livello didattico degli allestimenti. Speriamo che questa tendenza prosegua anche nei prossimi anni».
Fonte: La Stampa 11/07/2009
Cronologia: Arch. Romana