SCIENZIATI delle università di Manchester ed Edimburgo hanno sviluppato un nuovo metodo per datare i reperti archeologici, basato sull’uso di fuoco e acqua.
Un sistema semplice, che contrasta con le tecnologie avanzate di cui si avvale la scienza moderna ma che promette di essere altrettanto efficace: fuoco e acqua, spiegano gli scienziati, saranno gli unici due materiali di cui ci sarà bisogno per rivelare l’orologio interno dei resti antichi e svelare con precisione la loro età.
La ricerca, pubblicata su Proceedings of the Royal Society, aiuterà gli archeologici a datare costruzioni e pezzi in ceramica risalenti a migliaia di anni fa, facendo emergere i punti deboli dei sistemi di datazione utilizzati finora.
Stabilire con precisione l’età dei reperti è di fondamentale importanza per la scienza della Terra e dell’ambiente, per lo studio della paleontologia, per l’archeologia e la storia dell’arte.
Materiali di argilla cotta come bicchieri, piatti e ceramiche in generale rappresentano un campione importante delle civiltà passate, ma sono notoriamente difficili da datare. Il carbonio 14, che viene usato per stabilire l’età dei resti ossei, non funziona infatti con gli oggetti in ceramica, e le tecniche finora utilizzate in questo settore sono estremamente complesse.
Il nuovo metodo degli studiosi britannici riesce però ad arginare questi problemi: usando la tecnica della reidrossidazione, il team guidato dalla ricercatrice inglese Moira Wilson ha riscontrato che scaldando un pezzo a temperature elevatissime, si ottiene il rilascio di tutte le sostanze da questo assorbite nel corso del tempo, dal momento cioè in cui è stato cotto per la prima volta.
Maggiore è la quantità di peso che l’oggetto perde, più antica è la sua data di realizzazione; le ceramiche hanno infatti la capacità di assorbire parte delle sostanze con cui vengono a contatto e di aumentare di conseguenza il proprio volume nel corso del tempo.
Dopo il surriscaldamento, Wilson e colleghi hanno utilizzato un apparecchio di misurazione estremamente preciso, capace di monitorare l’oggetto nel suo ricominciare a combinarsi con le sostanze contenute nell’atmosfera e nell’acqua. Questo periodo di osservazione ha permesso loro di quantificare in termini temporali quanto impiega mediamente ogni reperto per assorbire le sostanze esterne, e quindi di risalire alla sua vera età.
Per mettere alla prova la loro tecnica gli scienziati hanno chiesto la collaborazione del Museum of London, sperimentandola su oggetti di età ormai riconosciuta. Il risultato è stato sorprendente: il sistema del surriscaldamento ha infatti permesso di datare con esattezza pezzi risalenti all’impero romano, al medioevo e ai tempi moderni, e anzi, nella sua semplicità, si è dimostrato più preciso di tanti altri metodi usati finora.
Secondo la Wilson potrebbe davvero essere questa la tecnica di domani: economica, semplice e infallibile, perché basata sulle leggi della fisica e della matematica.
Finora questo sistema è stato sperimentato con campioni risalenti a circa 2000 anni fa, ma potenzialmente, spiegano gli scienziati, può essere efficace anche per datare reperti più antichi, fino a 10mila anni fa.
“E potrebbe anche servire – spiega la Wilson – per analizzare i cambiamenti climatici che si sono succeduti nel corso della Storia: il nostro sistema permette di capire a quale temperatura esterna l’oggetto è stato mediamente esposto. Le applicazioni possibili sono tante, tutte ancora da studiare“.
Fonte: La Repubblica 26/05/2009
Autore: Sara Ficocelli