Dopo il borgo fortificato di San Martino di Quisca (Šmartno), che occupa la sommità di un dosso e si caratterizza per la cinta di mura munita di tre torrioni circolari (ve n’erano 7), si giunge, dopo alcuni chilometri, ad un cartello con la segnalazione “Sabotin” che indica la direzione da seguire e per strada asfaltata si sale verso la cima del monte.
Poco prima della vetta, due alte piramidi in pietra vicine alla strada indicano i punti di partenza dei reparti italiani guidati dal colonnello Pietro Badoglio che il 6 agosto 1916 in 40 minuti conquistarono la munitissima cima del Sabotino.
Presso la vetta (m. 609 slm), un ampio parcheggio consente di lasciare i mezzi di trasporto ed inizia da qui l’escursione della sommità che comprende le poderose opere di difesa costruite prima dagli austro-ungarici e poi dagli italiani (munirsi di torcia elettrica, anche per evitare rischi).
Soprattutto grandiose le cannoniere ricavate nella viva roccia che sono considerate tra le opere più imponenti del fronte dell’Isonzo.
Per un facile e spettacolare sentiero si percorre tutta la cresta del Sabotino per raggiungere i resti della Chiesa con convento ed ospizio sul vicino Monte San Valentino (mt. 535), in un continuo passare dall’Italia alla Slovenia.
Il confine italo-sloveno passa attraverso i resti della chiesa e recentissimi scavi condotti da archeologi italiani e sloveni hanno messo in luce e restaurato i pochi resti che sono rimasti dopo l’abbandono del sito in seguito alla costruzione del Santuario di Montesanto, consacrato nel 1544 e che si vede dall’altra parte dell’Isonzo.
Anche la prima guerra mondiale contribuì a distruggere i resti della Chiesa, essendo la località di grande interesse strategico ed ancora oggi nei pressi si possono vedere numerose fortificazioni.
Info:
Rifugio Museo “Sul Sabotino”, aperto sabato, domenica e festivi dalle 8.00 alle 20,00 (chiuso dal 15/7 al 15/8.
Tel. 0038640253234 – 0038641616650- E-mail: bogdan.potokar@siol.net – www.sabotin-parkmiru.si