Parla l’archeologo del Palatino: «II progetto adotta una sorta di topografìa religiosa che imita quanto era stato realizzato ad Atene»
C’è una «chiave» per stabilire l’esatta posizione del Lupercale, il nuovo enigma archeologico che appassiona e divide gli studiosi. E l’Acropoli di Atene. Il Palatino è stato ridisegnato sulla strattura dell’Acropoli ateniese. Grotte comprese: là il Paneion, del dio Pan o Fauno, insomma il Luperco che a Roma veneravano nel Lupercale, posto in asse col Partenone e con l’Eretteo. Qua la grotta di Romolo e Remo, il Lupercale, in asse col Tempio della Vittoria e con la Casa di Romolo.
Ne è convinto Patrizio Pensabene, uno dei grandi «scavatori» del Palatino, che proprio lì accanto alla Domus di Augusto ha riportato alla luce, attraverso una lunghissima campagna di scavi durata dieci anni (1985-1995), il Tempio della Vittoria. «La grotta appena rintracciata può essere il Lupercale – spiega l’archeologo della Sapienza – non solo per la conformazione del sito, ma soprattutto per la sua collocazione…».
Bisogna tornare al IV secolo a.C. per seguire la ricostruzione che Pensabene delinea con la sicurezza dello studioso. «Alla fine del IV secolo a.C. – spiega l’archeologo – Roma ad imitazione dell’Acropoli ateniese vara un ambizioso progetto monumentale che collega il nascente Tempio della Vittoria con l’adiacente Casa di Romolo che sorge sulla sommità della Scala Caci, la rampa che dalla sommità del Palatino scende nella valle sottostante».
«Il progetto adotta una sorta di topografia religiosa che imita quanto è stato realizzato ad Atene – aggiunge l’archeologo -. È un triangolo. Col Tempio della Vittoria, cioè il tempio di Atena vincitrice chiamato Partenone, collegato col vicino Eretteo, che celebra la fondazione della città attraverso la violenza di Efeso-Vulcano, il tutto in asse con il Paneion, la grotta alla base dell’Acropoli dedicata a Pan, che per i romani è Fauno e Licaion, insomma la divinità del Lupercale».
«Roma in quel momento -ricorda l’archeologo – deve celebrare la definitiva vittoria nelle guerre sannitiche, che le ha dato il controllo sull’Italia. Nel 294 a.C. nasce dunque il Tempio della Vittoria. Dalle fonti, e in primo luogo da Tito Livio, sappiamo che negli stessi anni della costruzione del tempio fu restaurato anche il Lupercale. Davanti alla grotta, scrive Livio, fu messa la statua in bronzo della lupa».
«Il Tempio della Vittoria sorge in asse con l’adiacente Casa di Romolo – prosegue Pensabene -. Un po’ come Partenone ed Eretteo. E allora se il Paneion, ad Atene, conclude questa topografia religiosa, c’è da aspettarsi che il Lupercale lo sia a Roma. Ora, proprio accanto all’attuale ritrovamento, tutta una fetta di pendio ad occidente sotto la Magna Mater è stata sbancata negli anni ’30 dall’archeologo sovrintendente Alfonso Bartoli che cercò lì, inutilmente, il Lupercale. Tutto ciò non fa che restringere ulteriormente il campo a vantaggio dell’attuale ubicazione del nuovo sito appena individuato».
«In più i miei scavi per il Tempio della Vittoria hanno dimostrato che c’è una struttura solidale dei blocchi del podio del tempio con quelli della Casa di Romolo – dice l’archeologo -. Inoltre lì sono state rinvenute antefisse con satiri, ovvero luperci, e frammenti del frontone: uno mostra una figura femminile con la brocca che va alla fonte. Come Rea Silvia, madre dei gemelli, che nei sarcofagi è in genere mostrata così perché Marte la sorprese mentre andava a raccogliere l’acqua alla fonte. Insomma, sono molti gli elementi che indicano che il Lupercale è lì vicino…».
Fonte: Corriere della Sera 25/11/2007
Autore: Paolo Brogi
Cronologia: Arch. Romana