Cè un luogo dove storia e leggenda si fondono in uno straordinario panorama di natura, antiche rovine, arte e cultura.
Quel luogo ha un nome mitico, Aquileia, che riecheggia nella storia come quello della più bella, più grande e più ricca città dell’Impero Romano. Più imponente di Mediolanum, oggi Milano, di Lutetia, l’odierna Parigi, di Londinium, l’attuale Londra che, nel passato, si chiamava Augusta ed era capitale della Britannia.
Seconda solo alla stessa Roma c’era Aquileia, città di mercanti, guerrieri, e grandi uomini di cultura. Metropoli importantissima di un impero dove gli agglomerati urbani si sfidavano a colpi di arditi complessi architettonici, splendide ville, maestose opere pubbliche: acquedotti, arene, stadi. E per tutte queste cose Aquileia non aveva invidia per nessuno. Dopo l’Impero c’è l’evoluzione nel Medioevo, con nuovi monumenti, per giungere fino ai giorni nostri. farà la sua parte».
Ma cosa resta oggi di quella antica città che potrebbe essere uno dei più importanti siti archeologici del mondo? Cosa è di quello che, solo a lavorarci un p0′ di pala, potrebbe diventare uno dei luoghi più visitati e ricchi d’Europa e non solo. Ci credereste? Oggi Aquileia, per la maggior parte, riposa sotto un palmo di terra, attende di far ricco chi in quella zona ora vive, come fece ricchi i suoi antichi abitanti.
Ma sembra che da quelle parti, siamo in provincia di Udine, per anni ci si sia dimenticati del tesoro di archeologia e turismo che dorme a pochi centimetri sotto i piedi di affannati operai e intraprendenti imprenditori. E se qualche amministratore locale si ricorda di tanto ben di Dio, ci pensa poi il governo a complicare le cose.
Pochi giorni fa l’area di Aquileia è stata visitata dal Ministro per i Beni Culturali Francesco Rutelli.
«Per fare di Aquileia il secondo sito archeologico d’Italia – ha spiegato Rutelli – serve una maggiore collaborazione tra Stato, Regione, enti locali e privati. Mi pare – ha aggiunto – che quanto sta facendo la regione Friuli Venezia Giulia vada in questa direzione». Il ministro ha avuto un incontro con il presidente della Regione Riccardo Illy e gli amministratori locali. Nell’occasione il sindaco di Aquileia Alviano Scarel ha ricordato i notevoli vincoli che gravano sulla città di oggi proprio per la presenza del patrimonio archeologico, sottolineando la necessità di «trasformare questo peso in una risorsa, un’opportunità di crescita economica e sociale».
Un peso. Solo in Italia un tesoro del genere può essere interpretato anche come «un peso». C’è da dire che il ministro ha confermato che Aquileia è «uno dei più importanti siti archeologici del mondo, un centro di irradiazione culturale e spirituale, una capitale simbolica» per una vasta area dell’ Europa. Rutelli si è soffermato sulla recente legge regionale, datata al luglio scorso, per la valorizzazione del sito, che è stata però impugnata dal Governo davanti alla Corte Costituzionale.
«Con la Regione abbiamo trovato un accordo – ha detto Rutelli – per una modifica della legge che vada nel senso che noi indichiamo: la promozione del territorio deve essere fatta a livello centrale, la valorizzazione, anche turistica, deve essere invece frutto della collaborazione tra Stato, Regione ed Enti locali. Lavoriamo assieme – ha concluso Rutelli – per rilanciare Aqufleia a livello non solo nazionale ma anche internazionale. Ne ha tutte le capacità e le potenzialità».
Insomma, buone intenzioni, ma tante beghe burocratiche e intanto la storia della bella e superba Aquileia, la città-simbolo dell’Impero Romano che si proiettava verso nord ed est si allunga con pagine, queste poco gloriose, di interminabili discussioni tra politici e soprintendenti e scavi praticamente immobili da anni.
Aquileia fu fondata dai Romani come colonia militare nel 181 avanti Cristo in un luogo che era un incrocio di popoli e di traffici commerciali. Fu dapprima baluardo contro l’invasione di popoli barbari, poi punto di partenza per spedizioni e conquiste. La città crebbe come base militare per le campagne contro gli Istri, e contro vari popoli, fra cui i Gallo-Carni e poi per l’espansione romana verso il Danubio. Collegata da una buona rete viaria, col tempo divenne sempre più importante per il suo commercio e per lo sviluppo di un artigianato eccezionalmente raffinato. Raggiunse il suo apice sotto l’impero di Augusto, con una popolazione stabile di oltre 200.000 abitanti, divenne una delle maggiori e più ricche città di tutto l’Impero. Fu centro politico-amministrativo (capitale della X Regione augustea, Venetia et Histria) e prospero emporio, avvantaggiato dall’efficiente sistema portuale, con l’approdo fluviale. La realizzazione di punti di ormeggio attrezzati appare contemporanea alla fondazione della città. Strabone, storico e geografo di età augustea, descrive il porto di Aquileia come un attivissimo centro di scambi commerciali, punto di incontro fra i paesi transalpini e il ricco ambiente del mediterraneo. Aquileia rinnovò la sua funzione culturale con l’avvento del cristianesimo, d’altronde è una città centrale e al tempo stesso di confine. Questo l’ha sempre fatta essere protagonista di notevoli attività culturali. La città resistette alle ripetute incursioni barbare di Alarico (nel 401 e nel 408) ma non ad Attila che, approfittando del crollo di un muro di fortificazione, riuscì a penetrare nell’abitato, devastandolo (452) e, narra la leggenda, facendo spargere sale sulle rovine. Sopravvissero l’autorità della Chiesa e il mito di una città che era stata potente. In tempi più recenti la cittadina, ombra del glorioso centro urbano che era stato una volta, passò all’impero asburgico, poi a quello Napoleonico e poi ancora all’Austria, mantenendo comunque sempre una sua notevole importanza come centro culturale.
Recenti indagini, cominciate nel 1996 e tuttora in corso, stanno facendo emergere nell’area la presenza anche di un insediamento antichissimo, decisamente precedente alla fondazione romana del 181 a.C. e appare ormai chiaro che l’area era certamente abitata in epoche precedenti all’VIII-IX sec. a. C. Gli scavi archeologici nella zona di Aquileia iniziano alla fine dell’Ottocento e procedono, come per molti altri siti archeologici non solo italiani, in modo disorganico, andando avanti fino agli anni Venti. Una svolta nelle ricerche archeologiche si ebbe nel 1934, quando si diede il via ad una serie di indagini sistematiche, che miravano alla comprensione dell’area nel suo complesso.
Oggi si possono visitare, d’epoca romana, il Foro, una parte del porto fluviale, un complesso di abitazioni. dove sono stati rinvenuti’ splendidi mosaici, e la necropoli, emersa grazie ai sapienti scavi effettuati fra il 1939 e il 1940 e grazie anche alle opere di restauro e consolidamento che furono fatte in tempi successivi.
Oltre a interessanti musei la città offre la splendida Basilica Poponiana: le prime costruzioni del luogo di culto risalgono al 313, ma la basilica attuale è sostanzialmente quella consacrata nel 1031.
Luoghi splendidi che meritano senza dubbio una attenta visita, ma ben poca cosa rispetto a quello che si potrebbe fare: un mega-sito archeologico che per la vastità e l’importanza potrebbe essere paragonato solo a quello dell’area vesuviana.
Per il momento Aquileia dorme sotto la polvere dei secoli. Molti interventi, anche importanti si sono fatti e si stanno facendo. Ma nulla in grande stile. Anche se il recente impegno del presidente del Friuli Venezia Giulia Riccardo Illy fa ben sperare.
L’Italia continua ad arrancare economicamente perdendosi ogni giorno nella mistica della ripresa basata sull’industria. E la notte dorme sul più immenso tesoro di opere d’arte. Moltissime delle quali dimenticate da secoli.
Fonte: Il Tempo 27/11/2006
Cronologia: Arch. Romana