Il «signorotto» di Oliva Torricella riprende il suo sonno millenario. La civiltà ha le sue ragioni, la vita continua e così, dopo il clamore suscitato dal ritrovamento della tomba alto preistorica, riprendono i lavori per l’impianto di illuminazione pubblica lungo la statale Fuorni-San Leonardo.
Ieri il sepolcro è stato smontato ed i resti del nostro illustre antenato con l’annesso corredo funebre sono stati conservati nei depositi della soprintendenza archeologica pronti per essere studiati e documentati.
«È stata una grande scoperta, miracolosa per come è avvenuta. Cercavamo disperatamente la necropoli del villaggio paleolitico rinvenuto cinque anni fa nell’area dove doveva sorgere Finmatica e la fortuna ci ha dato una mano – dice il soprintendente Giuliana Tocco Sciarelli – Abbiamo aggiunto ora un ulteriore tassello alla conoscenza della storia della città, ma è giusto che il progetto di urbanizzazione del Comune di Salerno vada avanti».
Messe da parte le polemiche tra l’ente di tutela e l’amministrazione comunale sulla duplice necessità di salvaguardia dell’antico e l’evoluzione dell’esistente, ecco che si pongono le basi per una pacifica convivenza dei due interessi, facendo addirittura della cultura un volano per lo sviluppo, essenzialmente turistico, della città.
Partendo proprio dalla «Pompei della preistoria», ovvero l’insediamento sorto nella zona orientale intorno al 2000 a. C. e distrutto, qualche secolo dopo, da un cataclisma. Giuliana Tocco ne è convinta e rilancia l’idea del «Museo della città», annunciato qualche tempo fa nel corso di un convegno del Rotary.
Il progetto è già predisposto, deve essere semplicemente sottoposto al vaglio del Comune. Certo manca la sede e, ancor di più, i finanziamenti, ma l’idea è intrigante e soprattutto vincente. Già perchè, come spiega l’archeologa Maria Antonietta Iannelli, funzionaria responsabile di Salerno e Costiera, si tratta di mettere a confronto la città del futuro con quella del passato, mostrando contemporaneamente le opere pubbliche recenti con i ritrovamenti in sito. Un esempio?
La cittadella giudiziaria di Chipperfield con il borgo longobardo, custodito da un «guerriero» con tanto di corazza e spada, o la Lungoirno con il cammino dei cacciatori del mesolitico, la cui presenza è stata attestata dalle numerose schegge di selce (per intenderci le armi usate nel periodo della pietra), o, ancora, la Metropolitana di Mercatello con il «vicus» marittimo databile all’età di Domiziano. «Ci sono delle emergenze straordinarie – continua la Iannelli – Basti pensare solo al corredo della “dama di Fontanelle”, messo in luce durante il cantiere dell’autostrada nei pressi di Montevetrano. Siamo in piena età del ferro orientalizzata e, a quei tempi, la nostra Salerno doveva essere ricchissima. Lo si evince dalle vesti preziose della nobildonna: un abito di lana guarnito da centinaia di borchie ed anellini in bronzo che formavano un avanguardistico disegno geometrico e da una cintura, sempre in tessuto, arricchita da grossi anelli in bronzo. Il tutto reso ancor più raffinato dalla parure, orecchini e collana, in ambra».
L’elenco continua con i monili ed i vasi protostorici scoperti ad Ostaglio durante i lavori di fornitura gas di Salerno Energia, gli edifici pubblici romani di piazza Abate Conforti e San Michele rivelati grazie alle opere di Urban, l’impianto termale alto medioevale individuato nel complesso dell’Umberto I. Insomma, quanto basta per costituire un museo, perchè no anche a cielo aperto, degno di entrare a far parte dei grandi attrattori turistico-culturali della regione.
Fonte: Archemail Newsletter 08/11/2006